MSondrio, 16 ottobre 2010 - «Se lo trovano ricostruiscono la dinamica, ed è la mia paura». Oppure: «Se lo trovano ricostruiscono la dinamica, ed è a mio favore». Su questa “interpretazione” di una intercettazione ambientale si sono confrontati ieri mattina i consulenti di accusa e difesa nel processo all’imprenditore 29enne Simone Rossi di Ardenno, accusato dell’omicidio del 36enne Donald Sacchetto. Si tratta di alcune intercettazioni ambientali che ieri sono anche state fatte ascoltare in aula. Nella registrazione si sente Loredana Boiani, all’epoca dei fatti fidanzata di Rossi, che chiede al giovane: «Ma è meglio se lo trovano o se non lo trovano?».

Il riferimento, viene chiarito dal resto dell’intercettazione che ieri non è stato fatto ascoltare, è inequivocabilmente al corpo dell’operaio che risultava scomparso da alcuni giorni nel paese della Bassa Valle. Alla domanda Rossi risponde: «Se lo trovano ricostruiscono la dinamica». E fino a qui nessun dubbio, la registrazione è abbastanza chiara. È sulla frase successiva che accusa e difesa si trovano in aperto disaccordo.  Il perito nominato dal Tribunale per trascrivere tutte le intercettazioni ambientali e telefoniche, Gianfranco Gaetano, infatti, nella sua relazione afferma che Rossi direbbe: «E và a mio favore». Come dire, se ricostruiscono la dinamica capiscono che non l’ho ucciso.

 

Tesi che il perito ha riconfermato ieri in aula anche dopo aver riascoltato la registrazione e che viene sposata anche dalla difesa di Simone Rossi, che ha nominato come consulente di parte Giorgio Remoli.
L’accusa, cioè i Pm Fabio Napoleone e Stefano Latorre, e il consulente di parte Giovanni Pirinoli, però, non sono d’accordo.  Dopo aver fatto ascoltare e riascoltare il pezzo incriminato affermano infatti che Rossi affermerebbe: «Ed è la mia paura». Come dire, se ricostruiscono la dinamica capiscono che l’ho ucciso. Come è facile comprendere, due tesi molto diverse.

Ora, a prescindere da interpretazioni di parte e a possibili collegamenti all’una e all’altra tesi, quello che il cronista può riferire è quello che ha sentito con le proprie orecchie, e la frase che viene percepita da un orecchio del tutto inesperto in materia è chiaramente «Ed è la mia paura».

 

Ovviamente starà alla giuria cercare di capire cosa abbia detto Simone Rossi in quella circostanza, e per farlo i giudici togati e quelli popolari avranno a disposizione il cd originale dell’intercettazione ambientale e apparecchiature in grado di permettere loro di sentire con maggior chiarezza e nitidezza la conversazione che ha infiammato l’udienza di questo fine settimana. «Nella frase che poniamo all’attenzione – ha comunque affermato il Pm Stefano Latorre, appoggiato dalla consulenza di Pirinoli – si sente con tutta chiarezza la lettera “u”, non la lettera “v”, riconducibile alla parola paura e non certo favore».

Un altro stralcio delle intercettazioni ambientali messo ieri mattina sotto la lente d’ingrandimento. A un certo punto, infatti, pare di capire, anche secondo la perizia di Gianfranco Gaetano, la frase pronunciata da Simone Rossi: «Era meglio far sparire tutto». Infine, il dottor Latorre ha cercato di far emergere la difficoltà del perito nel trascrivere intercettazioni ambientali contraddistinte da molti bisbigli e frasi poco chiare. «Ho incontrato difficoltà – ha ammesso Gaetano – le ho dovute ascoltare più di 50 volte».

La perizia, infatti, è “disseminata” di “bisbiglia” (ben 21 volte il perito lo ha scritto perché non era in grado di trascrivere quanto intercettato) e “incomprensibile” (scritto dal consulente addirittura 352 volte in tutta la perizia).