Ponte Valtellina, 13 novembre 2009 - Il cielo di Ponte in Valtellina da qualche tempo non ha più misteri. Dall’alto di San Bernardo, in uno scenario magico dalla tavolozza infinita di colori, l’osservatorio astronomico intitolato all’astronomo pontasco Giuseppe Piazzi, inaugurato lo scorso 23 ottobre tra concerti, convegni scientifici, visite guidate, osservazioni notturne della volta celeste e un annullo filatelico su cartolina postale dedicata all’evento, vigila sull’immenso.

 

L’osservatorio, che rientra tra i 18 di maggiore rilevanza del circuito lombardo, costato 300.000 euro finanziati in varie trance da Comunità montana di Sondrio, Provincia, e il Comune di Ponte, si trova a 1238 mt. di quota. Ha una cupola di Gambato del diametro di 4,5 metri e cioè una struttura rotante con possibilità di remotizzazione a distanza via computer. Tutto rigidamente made in Italy.

 

Grande soddisfazione soprattutto per chi 10 anni fa ideò questo progetto, Luca Invernizzi, Francesco Paroli, Lorenzo Santini, Giuseppe Spedicato e l’allora sindaco Luigi Tempra, veramente felice: "Credo che la realizzazione dell’Osservatorio di Ponte sia il coronamento di un sogno ed un atto dovuto. Un sogno iniziato nel 2001 con la neonata associazione Astrofili valtellinesi durante la celebrazione del bicentenario della scoperta di Cerere da parte di Piazzi. L’atto dovuto è quello verso la popolazione del territorio che ha ora uno strumento privilegiato per un arricchimento scientifico e culturale, e verso potenziali visitatori, come offerta turistica alternativa. Senza dimenticare naturalmente l’aspetto divulgativo della cultura della volta celeste rivolta soprattutto alle nuove generazioni scolastiche".

 

Luca Invernizzi, fondatore dell’Associazione Astrofili valtellinesi, ha invece più di un motivo per gioire, visto che hanno dato il suo nome ad un corpo celeste. Un asteroide, e precisamente quello denominato con la sigla CL 13 1997, data della sua scoperta ad opera di Francesco Manca e Piero Sicoli dell’osservatorio astronomico di Sormano, ora porta il nome di "43957 Invernizzi". Un alto onore per l’astrofilo valtellinese conferitogli dal Minor Planet Center in seno all’Unione astronomica internazionale per i suoi meriti in campo astronomico e per il suo impegno attraverso numerose pubblicazioni, tra cui "L’astronomo valtellinese Piazzi e la scoperta di Cerere", i suoi articoli su quotidiani e riviste specializzate e perchè membro attivo di "Cielobuio", l’associazione che lotta contro l’inquinamento luminoso.

 

Invernizzi ne ha fatta di strada come studioso appassionato e profondo conoscitore dei segreti degli spazi siderali, da quando, fanciullo, stregato da una rivista antesignana nel settore astrofisico acquistata nell’attesa dell’autobus per tornare a casa, si costruì il suo primo rudimentale cannocchiale con un piccolo rifrattore secondo lo schema ottico kepleriano, costruito con un tubo di cartone, una lente divergente per presbiti e una lente d’ingrandimento come oculare.

"Era indescrivibile lo spettacolo a cui potevo assistere, ero affascinato, rapito dal tremolio di quelle stelle lontane. Ancora oggi l’emozione di “avvicinarsi” al magico mondo della sfera celeste è grande - rivela Invernizzi -, anche se dopo 30 anni subentra forse più un approccio rigoroso, di carattere scientifico dinanzi ad un cielo sempre diverso, in continuo mutamento come le facce della luna, come la scia delle comete, come le aurore boreali, come gli asteroridi da monitorare".

 

Per quanto riguarda la futura gestione dell’osservatorio, a parlare è l’attuale sindaco di Ponte, Franco Biscotti: "Sarà gestito da un gruppo di persone competenti come il gruppo degli Astrofili valtellinesi, per poter compiere attività di ricerca, stage, incontri con le scolaresche, in un’ottica di valorizzazione e promozione del territorio".

 

Il presidente attuale del Gruppo astrofili valtellinesi e dell’osservatorio di Legnano, Franco Rama, voce autorevole nel campo della ricerca astronomica, ama invece soffermarsi sulla funzionalità delle sofisticate apparecchiature composte da un telescopio riflettente di 500 mm di apertura (quello con cui Piazzi scoprì Cerere era di soli 70 mm) e focale di 4 metri, un rifrattore apocromatico di 150 mm per utilizzo planetario e un altro acromatico di 120 mm, il classico telescopio di tipo galileano, di ausilio alla guida del telescopio primario, e un telescopio solare di 60 mm di puntamento meccanico dotato di filtri per l’osservazione dei dettagli della cromosfera, delle macchie solari, delle protuberanze e delle eruzioni solari.