Arcangelo, il vigile di Sesto campione italiano di tiro con l'arco

Ha iniziato solo dieci anni fa comprandosi lo strumento in un negozio, poi l'escalation

Arcangelo Borruso agente sestese e arciere, abita a Segrate

Arcangelo Borruso agente sestese e arciere, abita a Segrate

Sesto San Giovanni (Milano), 20 marzo 2019 -  Robin Hood sta di casa in via Volontari del Sangue, al comando della polizia locale. Arcangelo Borruso, 47 anni, agente sestese residente a Segrate, ha vinto il titolo italiano assoluto di tiro con l’arco, nei campionati indoor che si sono svolti a Rimini. Solo un mese fa aveva conquistato la medaglia di bronzo sia ai Campionati regionali sia nella gara “secondaria” della tappa italiana del Mondiale di tiro con l’arco.

Come nasce la sua passione?

«È una storia nata quasi per caso. Era il 2008. In quel periodo non sapevo cosa fare. Sono passato un giorno davanti a un campo sportivo. Ho visto subito l’arco compound e mi sono detto “Voglio tirare con quello”. In una giornata è nato tutto da zero. Ho comprato tutto il materiale che mi piaceva, ancora prima di iscrivermi al corso. Ho fatto tutto al contrario».

Cos’è l’arco compound?

«Un tipo di arco moderno, composto con corda a legna, che usa un sistema di carrucole che permettono di accumulare una maggiore quantità di energia muscolare, riducendo così lo sforzo nel momento in cui è teso».

Una passione nata dal nulla o guardava le gare in tv?

«Mai viste prima. Diciamo che è stato un colpo di fulmine. Un amore a prima vista».

Ma il talento evidentemente c’era.

«E’ stato anche coltivato con l’allenamento. Come dico sempre, nessuno nasce imparato. Ho iniziato tardi, ma con la costanza sono arrivati anche i risultati. Basta non scoraggiarsi».

Sport praticati prima?

«Sparavo tanto, ma mi annoiavo perché il tiro al bersaglio è uno sport statico».

Che maglia indossa?

«Faccio parte della Compagnia Arcieri Novegro e ci alleniamo a Vimodrone. Non è facile trovare un impianto, perché abbiamo bisogno di spazi ampi. Tuttavia, in zona ce ne sono diversi».

Gli inizi come sono stati?

«Prima come autodidatta. Poi è arrivato il primo allenatore, quando si sono accorti di me. Infine, ho potuto contare sulla supervisione del campione paralimpico Alberto “Rolly” Simonelli e i primi risultati importanti. Da quel momento è stato un crescendo e grazie a lui sono andato tanto avanti».

Momenti difficili?

«Sono stato fermo un periodo a causa di un infortunio alla spalla. Uno stop durato due anni. Al campionato italiano del 2006 riuscivo a mala pena a tenere aperto l’arco. In tre mesi ho ripreso il ritmo e ho ricominciato a fare podi».

Fino a questo titolo assoluto.

«È stata una grande emozione. Già dopo i primi tiri, ho capito che potevo farcela. La semifinale è stata perfetta, con 150 punti su 150 possibili. Poi ho sconfitto nella finalissima il rivale dell’Arco Sport Roma con un punteggio di 144 a 142».

Era nella rosa dei possibili vincitori?

«Non lo so, forse. Mi sentivo in forma, fisicamente stavo bene, ma in questa disciplina entrano in gioco molte componenti e, quindi, non avevo certezza di essere uno dei papabili per la medaglia d’oro. Invece, man mano andavo avanti, ho capito che era una di quelle giornate in cui, in modo facile e spontaneo, va tutto bene».

E il titolo individuale non è stato l’unico, vero?

«Abbiamo conquistato anche il primo posto a squadre».

Dove conserva le medaglie?

«A casa, ma non sono un maniaco. Non le tengo gelosamente sotto teca. Ne ho esposte solo tre, a cui tengo di più. Le altre sono dentro le coppe in un armadio».

I prossimi appuntamenti in agenda?

«Adesso l’obiettivo è la qualificazione per i Campionati italiani assoluti all’aperto, dove dovrò difendere il titolo indoor».