Sesto, il sindaco Di Stefano di fronte alla Corte dei Conti

Contestato il doppio stipendio percepito fino al 2013: udienza il 21 febbraio

Roberto Di Stefano: sono tranquillo

Roberto Di Stefano: sono tranquillo

Sesto San Giovanni (Milano), 30 gennaio 2018 - Davanti ai  magistrati della Corte dei Conti per rispondere all’accusa di avere ricevuto un compenso illegittimo di 62.833,28 euro. Ci andrà il 21 febbraio il sindaco sestese Roberto Di Stefano, dopo l’inchiesta del 2012 a seguito dell’esposto dell’allora segretario comunale Mario Spoto che segnalava il doppio incarico: consigliere comunale con gettone di presenza e amministratore delegato della società pubblica Bic La Fucina, detenuta in maggioranza dalla Provincia e partecipata anche dal Comune di Sesto. Secondo la legge finanziaria del 2007 era vietata «la corresponsione di compensi agli amministratori di società partecipate da enti pubblici già in carica come amministratori di enti locali partecipanti alla compagine sociale». «La Procura della Corte dei Conti sottolinea anche che Bic è stato messo in liquidazione per il risultato negativo del 2012 pari a circa l’emolumento corrisposto a Di Stefano, in carica fino al 29 gennaio 2013 – sottolineano Nicola Lombardo e Roberta Perego, segretario e capogruppo Pd -. È incredibile che dal 21 agosto, giorno in cui è stata decisa la data dell’udienza, Di Stefano non abbia sentito il dovere di informare né il consiglio comunale né soprattutto la città».

Il  Pd annuncia un’interrogazione e richiederà al sindaco di riferire in aula stasera. «Il silenzio è davvero quanto di più grave emerga da questa vicenda – denuncia Michele Foggetta, Liberi e Uguali -. L’esito del giudizio sembra quanto meno scontato visto che non si parla di possibilità ma di fatti effettivamente avvenuti». Anche Rifondazione ricorda che già ad agosto 2011 il presidente del collegio sindacale Angelo Minoia avesse evidenziato l’impossibilità della nomina e perplessità avessero espresso gli amministratori del Nord Milano, tra cui l’allora vicesindaco Morabito. Una vicenda già nota durante la campagna elettorale, che anche in maggioranza avrebbe lasciato malumori. I partiti fanno quadrato attorno al sindaco. Tra le difese, il fatto che Corte dei Conti difetti di giurisdizione in quanto Bic è una società di capitale e l’erronea applicazione della norma a fronte di un parere legale acquisito da Di Stefano sulla correttezza della nomina e degli emolumenti. «È una vicenda vecchia di sette anni - aggiunge Di Stefano - ancora una volta il Pd diventa patetico, noi riesce a farsi ragione della sconfitta di giugno. Sono tranquillo e ho agito secondo la legge».