Padernesi con i radicali in visita alle carceri del territorio

Giovanni Giuranna (Insieme per Cambiare) ed Efrem Maestri (Pd) raccontano la loro esperienza con i detenuti di Busto Arsizio e Monza

Giuranna durante la visita, insieme a Colombo, Rubagotti, Aventi, Parachini, Mazzola

Giuranna durante la visita, insieme a Colombo, Rubagotti, Aventi, Parachini, Mazzola

Paderno Dugnano (Milano), 14 marzo 2017 - È stata un'esperienza da ricordare a da raccontare. Perché si è trattato di un importante momento formativo ed è diventata l'occasione anche per riflettere sui propri territori e sulla politica locale. Nei mesi scorsi, i rappresentanti di alcuni partiti padernesi, su iniziativa del partito radicale e dell'associazione Myriam Cazzavillan, hanno fatto visita alle carceri di Busto Arsizio e di Monza. I protagonisti questa volta sono stati Giovanni Giuranna, di Insieme per Cambiare, ed Efrem Maestri, del Partito Democratico. Si è cercato di capire innanzitutto quale può essere il ruolo dell'amministrazione padernese.

"Bisogna affrontare il tema dei parenti dei detenuti e credo davvero che anche la politica locale debba fare rientrare il carcere tra le priorità - sottolinea Giovanni Giuranna - Ricordo che oltre ai nostri 7 quartieri di Paderno ce ne è un ottavo, di cui fanno parte i tanti padernesi che non risiedono materialmente nella nostra città, chi per lavoro e chi per scontare una pena. E bisogna tenere presente che oltre ai detenuti ci sono le loro famiglie". Giuranna, che ha fatto visita al carcere di Busto Arsizio, ha fatto luce sui tanti diversi problemi. Primo fra tutti, quello del sovraffollamento. A Busto sono presenti infatti 370 detenuti. Contro una capienza limite fissata a 238. Un tema caldo, balzato di nuovo al centro delle cronache con l'ennesimo episodio di violenza. Un fatto che si è consumato proprio ieri, quando un detenuto di 21 anni ha aggredito un agente scelto, colpendolo al volto. Si è trattato del terzo episodio nel giro di un mese, un dato che ha fatto parlare di emergenza penitenziaria e dell'esigenza di contenere il numero dei detenuti.

"Quasi il 70 per cento dei detenuti di Busto sono stranieri – prosegue ancora Giuranna - Ma esiste un solo mediatore culturale. Ci sono però anche una serie di aspetti degni di nota. Le diverse esperienze di lavoro all'interno del carcere ad esempio, come le cooperative di sartoria e le produzioni di cioccolateria senza glutine". Anche Efrem Maestri racconta delle diverse esperienze lavorative del carcere di Monza. Dove sono presenti laboratori, pasticcerie, falegnamerie e una sartoria, in cui vengono realizzate anche le toghe per gli avvocati. "Era la mia prima visita – racconta Maestri -. Credo che il carcere debba svolgere una funzione sociale e rieducativa. Mi auguro che le istituzioni lavorino per il reinserimento e per evitare che chi esce da un istituto di detenzione ripeta il reato".