Omicidio Deiana, l’imputato Placido nega

"Non ho mai trafficato droga né ho avuto contatti con la criminalità calabrese, al mio arresto i boss non sapevano nemmeno chi fossi"

Antonella Deiana, sorella della vittima, mostra la sua foto

Antonella Deiana, sorella della vittima, mostra la sua foto

Cinisello Balsamo (Milano), 20 febbraio 2020 - «Al mio arresto sono stato descritto come un narcotrafficante della ‘ndrangheta. Invece io non ho mai venduto droga, non ne avevo bisogno perchè ho sempre lavorato e sono lontano dagli ambienti della criminalità calabrese, tanto che quando sono finito in carcere i veri boss si sono meravigliati perché non avevano mai sentito il mio nome". Si difende Nello Placido, il 46enne monzese accusato per l’omicidio di Antonio Deiana, il 36enne di Villa Guardia nel Comasco colpito da almeno 15 coltellate il 20 luglio 2012, il cui cadavere fu ritrovato 6 anni dopo, murato sotto il pavimento di un seminterrato a Cinisello. Ieri Placido, arrestato nel novembre 2018, si è sottoposto a interrogatorio al processo in corso davanti alla Corte di Assise di Monza.

«Deiana l’ho conosciuto nella primavera 2012 a Cinisello tramite un mio intermediario per vendere la mia tabaccheria a Milano - ha ammesso Placido - Era interessato a rilevarla insieme a un socio, un tale Fabio, di cui non ricordo più il cognome, ai tempi mi aveva dato il codice fiscale perchè doveva fare lui l’intestatario in quanto Deiana mi aveva detto che trafficava in cocaina e aveva precedenti penali. Deiana l’ho incontrato 4 o 5 volte, perchè la trattativa era andata avanti un po’ ma poi si era arenata per un malinteso, perchè nel fare i controlli su Fabio era emerso che era un cattivo pagatore e c’era stata una discussione perchè lui diceva che non era vero e che la mia era una scusa per tirarmi indietro".

Placido è ritenuto dagli inquirenti il mandante e vero esecutore del delitto (di cui si è autoaccusato il proprietario del seminterrato degli orrori, Luca Sanfilippo, condannato in primo grado a 30 anni) commesso dopo aver attirato la vittima nel tugurio per la consegna di 4 chili di cocaina. Ma lui nega. «Mai trafficato droga, usavo cocaina, ma non mi rifornivo da Deiana - ha spiegato - Sanfilippo lo conosco da 25 anni, era in una compagnia che frequentava il mio bar. Sono stato nel suo seminterrato, purtroppo era un ritrovo dove si consumava droga e l’ho visto l’ultima volta un anno prima che trovassero il corpo di quel povero ragazzo. Non sapevo conoscesse Deiana". Sulla circostanza che a fare il suo nome, alla scomparsa di Antonio Deiana, alla sorella per avere informazioni, è stato Bruno Romeo, ritenuto nipote di un boss calabrese, cui Antonio Deiana aveva fatto da padrino alla figlia, Placido ha riferito: "Ho conosciuto Romeo tramite Deiana nel 2012. Romeo mi ha fatto chiamare a luglio chiedendomi se sapevo qualcosa di Deiana, scomparso, ma io gli ho detto che non lo vedevo da un po’". Si torna in aula lunedì con i testi della difesa.