Omicidio di Cusano Milanino, un morto in una lite per amore: il tassista tace

Paolo Minolfi non risponde ai giudici. Ma sono tanti i punti oscuri da chiarire

I rilievi dei carabinieri davanti alla villa di viale Buffoli

I rilievi dei carabinieri davanti alla villa di viale Buffoli

Cusano Milanino (Milano), 29 maggio 2019 - Si è presentato dinanzi i giudici per l’interrogatorio di garanzia e ha confermato la sua volontà di non rispondere, Paolo Minolfi, il tassista padernese accusato di omicidio volontario per aver accoltellato a morte Beppe Alessio in una lite per amore di una donna che si è consumata sabato mattina in una villa di Milanino.

Per lui, difeso dall’avvocato Massimiliano Lanci, è stato confermato l’arresto ed è stata disposta la carcerazione in attesa del processo. Con il passare delle ore, il caso dell’omicidio nella “Beverly Hills milanese”, in una villa del quartiere giardino, si arricchisce di nuovi elementi che rischiano di trasformarlo sempre di più in una vicenda dai contorni oscuri e dagli esiti incerti. Tanti gli interrogativi e i dubbi sui quali il pubblico ministero monzese Emma Gambardella dovrà cercare di fare luce. A cominciare dal ritrovamento del corpo di Beppe Alessio, accasciato sul marciapiedi a pochi metri dal cancello della villa di viale Buffoli, dove è avvenuta la lite tra la vittima e il tassista padernese accusato di omicidio. Beppe Alessio è arrivato fin lì con le sue gambe oppure è stato trascinato fuori quando era già ferito? I soccorsi sono stati chiamati rapidamente? E ancora, le macchie di sangue presenti sulle scale del patio della lussuosa abitazione dimostrerebbero che la lite sarebbe avvenuta proprio dinanzi alla porta di casa. Lì Alessio sarebbe stato accoltellato. Ma come si è passati dalla lite all’aggressione fisica? Come si è consumata realmente la colluttazione culminata nell’accoltellamento? E perché il coltello che ha ferito mortalmente Beppe è stato lavato in lavastoviglie prima che i carabinieri potessero entrarne in possesso? Secondo alcuni risulterebbe che anche la maglietta che Paolo indossava è stata lavata. Elementi che comunque non dovrebbero distrarre il focus degli investigatori su chi realmente ha accoltellato Beppe, il 42enne cusanese già noto alle forze dell’ordine per le sue intemperanze.

Domande che però devono assolutamente trovare una risposta se si intende portare a processo Paolo Minolfi, il tassista che soltanto a inizio maggio aveva cominciato una relazione con l’ereditiera cusanese Sara Barbieri, per la quale si è dovuto battere sabato mattina. La strategia scelta dal legale Massimiliano Lanci è stata quella di non rispondere alle domande dei magistrati, almeno fino a quando non arriveranno i riscontri dell’autopsia. Paolo non ricorderebbe cosa è accaduto. Ma soprattutto la strategia legale non esclude di chiedere il ricorso alla legittima difesa, perché Beppe Alessio sarebbe entrato nel giardino della villa di viale Buffoli scavalcando la recinzione e minacciando la donna che si trovava con Paolo.