Nord Milano, il futuro è qui

Assolombarda lavora a un’Agenda 2030 d’area. L’ex Locomotiva d’Italia si vota alle scienze e alla ricerca. "Ma bisogna fare squadra"

L'area Zambon a Bresso

L'area Zambon a Bresso

Sesto San Giovanni (Milano), 3 marzo 2018 - Sono lontanissimi i tempi in cui Sesto San Giovanni era la città dell’acciaio e Cinisello Balsamo la capitale dell’editoria. Insieme, erano state ribattezzate la Locomotiva d’Italia, perché su un territorio di poco più di 50 chilometri quadrati (che comprende sette Comuni del Nord Milano) si produceva una fetta importante del Pil nazionale. La civiltà industriale del Nord Milano è ormai relegata alla storia, sebbene, soprattutto a Sesto, la manifattura continui a dare un apporto significativo all’economia locale. La questione dei giorni nostri è individuare una nuova vocazione economica e sociale per un territorio che rimane strategico per l’economia nazione, ma che può tornare a giocare a pieno il suo ruolo solo in un quadro di sviluppo chiaro e condiviso dagli enti pubblici, dalle istituzioni scientifiche e dal mondo produttivo. Assolombarda una risposta pare averla individuata ed è contenuta nel lavoro di studio e di confronto che sta conducendo in questo mesi con l’obiettivo di arrivare a fissare l’Agenda Nord Milano 2030.

Non si tratta di un esercizio accademico, come conferma Massimiliano Riva, presidente di Zona Nord Milano di Assolombarda, bensì di una proposta concreta che ha l’obiettivo di fornire gli strumenti per promuovere la competitività e l’attrattività del territorio sia per le imprese esistenti che per quelle che potranno arrivare. Innanzitutto la visione, o per meglio dire la risposta a quel vuoto lasciato dalla progressiva ritirata delle imprese manifatturiere: «Il Nord Milano ha due forti vocazioni già insite nel suo tessuto economico – spiega Riva –. Parliamo di “Life Science” e di “Innovazione”. Già oggi il 9,2% dei circa 93mila lavoratori impiegati nel Nord Milano è occupato nella filiera del life science, solo considerando il settore privato. Parliamo di settori sanitari, dell’industria farmaceutica e della salute. Pochi sanno che alcune delle aziende farmaceutiche più importanti del Paese hanno sede qui. Senza contare che Open Zone, il Campus promosso da Zambon a Bresso, è già sede di molte importantissime realtà impegnate nel settore farmaceutico ad altissima innovazione. Se a questo aggiungiamo il progetto della Città della Salute e della Ricerca, che sta nascendo a Sesto, è chiaro che si apre uno scenario importante di sviluppo della filiera delle scienze della vita». Il futuro di quest’area dunque è fortemente legato alla vocazione sanitaria, nel senso più ampio del termine, e la Città della Salute può diventare il volano intorno al quale consolidare un tessuto economico di valore internazionale, fatto di ricerca, manifattura e formazione.

«Si badi, Città della salute è solamente un aspetto di un ambito più importante che andrà a completarsi con lo Human Technopole, capace di disegnare un asse di sviluppo per il Nord Milano di dimensione e potenzialità straordinarie. Anche perché, lo ribadiamo, Città della Salute e Human Technopole possono essere complementari e non devono essere in concorrenza tra loro». L’obiettivo per Città della Salute è di essere operativa entro quattro anni. «Ma già oggi si stanno costruendo le basi per lo sviluppo del nuovo tessuto economico e sociale che rappresenterà l’indotto – precisa Riva – Abbiamo la sensazione chiara che intorno a quel progetto stia crescendo un interesse internazionale che fa ben sperare, ma dobbiamo lavorare tutti insieme per costruire le infrastrutture. Parliamo di proposte legate alla mobilità, ma anche di iniziative che servano ad agevolare le imprese presenti. Ciò che chiediamo è un quadro stabile di collaborazione tra le istituzioni, dove abbiamo notato che c’è invece una tendenza alla frammentazione, e tra le istituzioni e il settore privato».