Morto nel Frecciarossa deragliato, gara di solidarietà: "Aiutiamo la famiglia di Giuseppe"

L’associazione genitori Volta, fondata proprio dal ferroviere rimasto ucciso a Lodi, lancia la raccolta fondi a sostegno di moglie e figlio

Giuseppe Cicciù il ferroviere colognese che ha perso la vita a 51 anni

Giuseppe Cicciù il ferroviere colognese che ha perso la vita a 51 anni

Cologno Monzese (Milano), 15 febbraio 2020 - Cologno resta stretta alla famiglia di Giuseppe Cicciù, il macchinista 51enne scomparso nell’incidente ferroviario di Lodi. L’Associazione Genitori Volta, di cui era socio fondatore, ha infatti lanciato una sottoscrizione per aiutare la moglie Paola e il figlio Luca. "Vogliamo ricordare Giuseppe supportando la sua famiglia in questo momento di immenso dolore, per l’improvvisa e prematura perdita che hanno subìto, che ha colpito profondamente tutti noi. Poco possiamo fare per alleggerire il dolore nei loro cuori, ma possiamo aiutarli a rendere meno pesante questo momento – spiega il direttivo dell’associazione -. Per questo abbiamo pensato di fare una raccolta di donazioni in sua memoria da devolvere alla sua famiglia".

Le donazioni , il cui importo è libero, potranno essere versate su un conto corrente dedicato, che è stato aperto proprio per la raccolta dei contributi. Come beneficiario va indicata l’Associazione Genitori IC A.Volta Cologno Monzese, come causale “Donazione in memoria di Giuseppe Cicciù”, mentre l’Iban è IT74U0521632970000000010213. Tutte le donazioni ricevute saranno poi versate alla sua famiglia. "Le persone uniche e speciali come Giuseppe non si incontrano spesso nella vita. Resterà per sempre nei nostri cuori", hanno commentato mamme e papà dell’associazione genitori della scuola media, frequentata fino allo scorso anno dal figlio Luca, oggi 14enne. Da Pioltello, dove si sono celebrati i funerali di Mario Dicuonzo, l’altra vittima del disastro ferroviario del 6 febbraio, si alza intanto il grido di rabbia e dolore dei colleghi macchinisti. "Chiederemo al Parlamento una commissione di inchiesta e presenteremo un esposto in Procura sulla gestione del piano sicurezza ferroviario". Ad annunciarlo sono i redattori della rivista “In marcia”, storica testata che dal 1908 si fa portavoce delle istanze dei macchinisti. "È inaccettabile un sistema che non sia in grado di gestire le anomalie di servizio, non vogliamo sentire parlare di responsabilità di un operaio che ha effettuato la manutenzione perché questo significherebbe solo nascondere le vere cause dell’incidente ferroviario", spiegano i tre ferrovieri Enzo Gallori, Savio Galvani e Marco Crociati. "Una delle procedure precauzionali - continuano - eliminata da parte di Rfi è quella del treno apripista: un convoglio di servizio che aveva lo scopo di controllare la regolarità dei tracciati dopo una interruzione per manutenzione che interessa la sicurezza della circolazione dei treni ordinari".