Daspo e moschee, Sesto nel mondo: l'ex Stalingrado fa discutere

Prima il Times, poi il Washington Post: la città finisce sotto i riflettori

La torta per celebrare gli oltre 200 allontanamenti

La torta per celebrare gli oltre 200 allontanamenti

Sesto San Giovanni (Milano), 4 marzo 2018 - Il giro del mondo in una settimana. È quello che ha fatto Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia nella periferia a Nord di Milano, da giorni sotto i riflettori di diverse testate internazionali. Il comune di 82mila abitanti in vetrina ci è andato principalmente per un dolce. Quello al pistacchio consumato al termine di una conferenza stampa, come ha ricordato il “Washington Post”. "Una città, che espelle i migranti e lo celebra con una torta, vuole essere un modello per l’Italia", ha titolato ieri il giornale statunitense, quello del Watergate, anche se al sindaco Roberto Di Stefano è venuto in mente altro per identificarlo alla platea dei seguaci di Facebook: "Mi fa una certa impressione pensare che il giornale, protagonista in questi giorni del film di Steven Spielberg ‘The Post’, con Maryl Streep e Tom Hanks, si interessi alla nostra città".

È solo l’ultima citazione. Perché, anche nei giorni scorsi, Sesto San Giovanni ha raccolto attenzioni, andando oltre i confini nazionali. Se il più diffuso e glorioso quotidiano di Washington si è concentrato sugli oltre 200 allontanamenti, festeggiati appunto con la torta, il londinese “The Times” ha parlato di Sesto come "città che mette al bando le moschee", facendo riferimento allo stop al progetto della nuova sede della comunità musulmana locale: 2.450 metri quadri per una struttura che avrebbe raccolto massimo 800 fedeli e sarebbe stata aperta a tutta la città con biblioteca, ristorante e giardino pensile.

Carta stampata, ma non solo. A planare nel palazzetto rosso (il colore delle origini è rimasto), in piazza della Resistenza, sono stati anche i giornalisti della Bbc e di “Russia Today”, il canale russo diffuso a livello mondiale. "Sesto è diventata un modello, un punto di riferimento per il Paese, che sta dimostrando che si può attuare un cambiamento contro il degrado. Siamo il primo Comune in Italia per numero di allontanamenti", dice Di Stefano al “Washington Post”. "Abbiamo fatto come Giuliani a New York: tolleranza zero", fa eco dallo stesso articolo l’assessore alla Sicurezza Claudio D’Amico, già parlamentare e capo di gabinetto di diversi ministeri.

Insomma, gli "anti-migrant leaders", come vengono definiti in questi articoli, sono passati dai selfie con torta alle telecamere e ai registratori delle prestigiose testate estere, che hanno tutte annunciato anche l’installazione di 62 telecamere, in tutta la città, per registrare ingressi e uscite attraverso il riconoscimento facciale. Un Grande Fratello in chiave anti-irregolari, che come la torta ha provocato sdegno in città. "Durante una campagna elettorale, il tema dell’immigrazione diventa una bandiera importante da agitare", spiega al “Post” Carlotta Serra, operatrice di “Lotta contro l’emarginazione”, la cooperativa che a Sesto ha accolto una ventina di profughi.