Cormano (Milano), 20 ottobre 2018 - «Tristezza, rabbia... tanta e tanta vergogna. Vergogna in questo momento di essere italiano». Sono parole di rabbia e di desolazione quelle che escono dalla Ciclofficina Sociale che opera tra Cormano e Cusano Milanino, nella nuova stazione unificata di Ferrovie Nord. Pochi giorni fa la Questura di Milano ha comunicato a Idrissa, il giovane profugo della Costa d’Avorio che da un anno è assunto come ciclomeccanico, il diniego a un permesso di soggiorno da rifugiato e alla protezione internazionale. Nonostante sia in Italia da quasi tre anni e da uno sia regolarmente assunto come apprendista nell’ambito di un progetto di integrazione sociale, rischia di essere espulso e di dover tornare nel suo Paese con il rischio di essere ucciso o imprigionato.
La notizia è corsa con il passaparola e ha avuto una coda anche sui social, dove decine di persone che aderiscono all’associazione, o semplici clienti che a Idrissa hanno affidato la loro bicicletta per la manutenzione, hanno espresso il loro disappunto e la volontà di sostenere la causa del giovane profugo. «Idrissa ha 24 anni e una storia che sicuramente merita di essere ascoltata e compresa – racconta Riccardo Bosi, che coordina il progetto sociale della Ciclofficina di Cormano – Sarebbe bastato ascoltarla per capire che un ragazzo così non può tornare al suo Paese perché rischia la vita, ma nessuno si è degnato di comprendere la sua vicenda umana».
Per le tante persone che hanno avuto modo di conoscerlo negli anni, Idrissa è un esempio lampante di come l’integrazione possa funzionare. È arrivato in Italia da profugo a 22 anni. Si è inserito e ha imparato la lingua italiana e un mestiere pratico e utile. Vive in Brianza in un appartamento che ha affittato insieme ad alcuni connazionali. Da un anno è assunto con un contratto quadriennale di apprendista che facilmente in futuro potrà essere trasformato in un contratto di metalmeccanico.Gli mancava solo quel permesso di soggiorno che ora gli è stato negato. «Un grazie amaro ai nostri politici e ai loro organi di controllo che si permettono di rifiutare le richieste e di non valorizzare il fantastico percorso che un giovane ragazzo proveniente dall’Africa sta svolgendo per integrarsi e costruirsi un futuro – spiega Riccardo - Mettersi in gioco con umiltà, impegnarsi al massimo, imparare una professione, trovare un lavoro ed essere assunto... Idrissa per noi tu sei un esempio, ti siamo vicini e ti vogliamo bene». In tanti si sono già offerti di aiutare il giovane nel proseguire la sua causa con un ricorso.