Sesto, il controllo di vicinato diventa reale

L’iniziativa parte dal basso, i cittadini spediranno WhatsApp ai vigili: già 140 aderenti

La prima partecipata assemblea

La prima partecipata assemblea

Sesto San Giovanni (Milano), 12 gennaio 2018 - Sono già 140 i sestesi che hanno deciso di aderire al Controllo di vicinato dopo l’adesione del Comune all’associazione nazionale che è già presente in oltre 500 città in Italia. Mercoledì sera, al Comando della polizia locale, si è tenuta la prima riunione operativa insieme al presidente dell’associazione nazionale Gianfranco Caccia e al vicesindaco Gianpaolo Caponi. Oltre la metà dei presenti aveva già partecipato alle prime due riunioni informative, che si sono svolte nelle scorse settimane per illustrare il progetto e i principi che stanno alla base dell’associazione. Un numero significativo di adesioni, soprattutto in una città che, fino a ieri, aveva sempre storto il naso rispetto a iniziative simili. «Si tratta di uno strumento di prevenzione, che per prima cosa mette in relazione le persone – ha premesso Caccia – Si sbaglia clamorosamente se si pensa che aderire significhi solo stare seduti sul divano, scrivendo un post su Facebook o mandando un messaggio con WhatsApp».

Lo scopo ultimo è quello di rendere le città più sicure e aumentare la percezione di sicurezza da parte dei residenti. Per farlo «bisogna ricreare un’atmosfera di comunità». Si parte dal basso, dal «creare relazioni a partire dal proprio condominio. Sono nate esperienze bellissime di collaborazione e condivisione, anche del tempo libero – ha raccontato Caccia – Poi si arriverà alla propria zona, al quartiere». Per questo, dall’altra sera il lavoro organizzativo sarà quello di suddividere i 140 iscritti, spalmati su tutta Sesto, in sottogruppi in base ai rioni. Anche per una gestione più facile delle segnalazioni da parte della polizia locale. Perché la chat è già operativa ed è collegata alla centrale operativa del Comando di via Volontari del Sangue. Un alert rileva infatti in tempo reale i messaggi, inviati attraverso WhatsApp, per essere poi visionati, filtrati e verificati dagli agenti del corpo. «Anche per noi si tratta di una fase sperimentale, perché per la prima volta non lavoriamo per i cittadini ma con loro – ha sottolineato Fabio Brighel, commissario capo della polizia locale – L’altro pomeriggio, ad esempio, ci è stato segnalato un gruppo di ragazzi che stava pitturando un muro: avevano una vecchia autorizzazione».

Ai partecipanti l'associazione l’associazione consegnerà anche un manuale e la partecipazione attiva di un gruppo sarà indicata in città da un cartello. «Noi dobbiamo stringere relazioni e rendere l’obiettivo meno appetibile per i malviventi – concluso Caccia – Del crimine se ne occupano le forze dell’ordine, non il cittadino. Noi dobbiamo solo vivere le città, ricostruire un senso di comunità e vivibilità e segnalare in modo corretto comportamenti scorretti di cui siamo testimoni e altri episodi».