Cologno taglia i servizi per stranieri e donne: "Contrari ai ghetti e ai privilegi"

La giunta di centrodestra chiude il centro culturale e la scuola di italiano

Un momento delle lezioni di italiano agli stranieri

Un momento delle lezioni di italiano agli stranieri

Cologno Monzese (Milano), 19 gennaio 2017 - Dopo quasi due decenni, l’amministrazione di centrodestra decreta la fine di due servizi dedicati agli utenti più fragili, come gli stranieri e le donne migranti. Lo stop delle attività riguarda il «centro culturale delle donne» e la scuola di italiano per stranieri. L’appalto arriva a scadenza naturale a fine maggio e non sarà riproposto. Ora sono in corso le iscrizioni per l’ultimo modulo delle lezioni di lingua. Il «centro culturale delle donne» è un servizio che da oltre 12 anni costituisce uno spazio di aggregazione, informazione e orientamento: corsi di italiano e informatica, incontri informativi con esperti, percorsi di educazione interculturale, laboratori manuali. Uno luogo arredato come un salotto di casa con cucina, dove incontrarsi e scambiare competenze e sapori, grazie ai percorsi sulle spezie, sulle tradizioni del caffè e del tè, la lettura di fiabe bilingue.

Circa 70 iscrizioni di media nel 2015, a febbraio dello scorso anno erano salite a 107 per poi scendere nuovamente a 42 nel mese di ottobre. La scuola di italiano esiste invece da 20 anni: i migranti spendono 30 euro a modulo per due lezioni a settimana. A febbraio 2015 sui banchi si sono seduti 133 persone, 168 a ottobre 2015, 114 lo scorso febbraio e 107 a ottobre. «Numeri in diminuzione dopo l’introduzione del pagamento», sottolinea l’assessore alla Cultura e all’Istruzione Dania Perego, che ricorda anche di aver inserito nel regolamento il possesso di permesso di soggiorno come requisito di accesso al servizio. In tre anni il municipio ha sostenuto con 120mila euro i progetti, 40mila all’anno. Troppi per l’attuale amministrazione.

«Per 4 incontri a settimana, su entrambi i servizi, la spesa è alta. Per 3 anni sono stati tolti fondi alla scuola per garantire un servizio rivolto a una nicchia. Siamo contrari a creare ghetti o ambienti privilgiati solo per alcuni. L’integrazione si costruisce sul campo, nella scuola, con percorsi di mediazione culturale. Inoltre, altre realtà del territorio svolgono le stesse attività gratuitamente, come lo sportello migranti dell’Acli».