Cologno, il campo militare in Villa Casati: tanto rumore per nulla

Tre tende e pochi figuranti travestiti da soldati nazisti, russi e partigiani, ecco la temuta rievocazione del campo militare. Gli organizzatori: "La volevamo così"

Una "lezione" sulla vita dei soldati nei campi militari

Una "lezione" sulla vita dei soldati nei campi militari

Cologno Monzese (Milano), 10 giugno 2018 - C'è chi la definisce una "carnevalata". Chi parla di "museo diffuso all’aperto" e si dispiace che "non siano state portate le scuole per una visita guidata". C’è anche chi, passando e fermandosi, chiede "a che ora si farà la scena di piazzale Loreto". Accanto al mercatino degli hobbisti, tra collanine e borse, ieri mattina si è aperta la tanto discussa rievocazione di “Cologno al tempo della Seconda Guerra Mondiale”, che avrebbe dovuto tenersi pochi giorni prima del 25 Aprile e che poi è stata spostata dall’amministrazione dopo le proteste. Sul prato davanti Villa Casati si contano tre tende, si vede una bicicletta, usata dalle staffette partigiane, e trova spazio uno stand con i pannelli sulla Grande Guerra in Lombardia. Ci sono le divise tedesche, con l’aquila e la svastica, ci sono i figuranti della Croce Rossa, con tanto di crocerossina bionda in divisa bianca, e c’è un solo sovietico. Il resto dell’Armata Rossa, infatti, è andata a un maxi evento a Malta, dove i partecipanti prendono anche un generoso contributo economico. Ci sono i fucili, una radio originale dell’epoca, gli strumenti usati dai soccorritori. Come un attrezzo per le trasfusioni di sangue, il cui uso è stato spiegato nei minimi dettagli a un gruppo di bambini per finire ai racconti sulle mutilazioni.  "Il lavoro e la strumentazione della Croce Rossa in tempo di guerra è tra gli argomenti che più destano curiosità, soprattutto nei bambini - commenta Emilio Aurelio Pontini, presidente dell’associazione “Rivivere il Passato”, autrice della rievocazione, che continuerà oggi -. Soprattutto chi viene ci chiede quali erano le condizioni di vita nei campi dei soldati. Ci chiedono perché le tende sono diverse, come si stava lì sotto. Non c’è nulla di politico. Il nostro lavoro è frutto di studio e ricerca".

"Sacrificio umano", "solidarietà", contro le "strumentalizzazioni politiche che volevano dipingere questo evento come un inno al nazismo", continua il presidente. Che al sindaco Angelo Rocchi e all’assessore alla Cultura Dania Perego ha regalato una teca con una bandierina usata sul camioncino di un partigiano soprannominato “Zampin”, usato come spola nelle campagne modenesi e bolognesi. Il tessuto proviene dalla casa della famiglia Tavani, usata all’epoca come sede della Croce Rossa. "La esporremo alla città, insieme ad altri reperti recuperati dagli archivi del Comune", annuncia Perego insieme all’assessore Simone Rosa, che ieri non ha preso parte come figurante alla rievocazione. Sotto le tende si è preparato il rancio dell’epoca. E la sera, attorno al falò, c’è stato il momento dei “miti e leggende”. Il tutto sotto tre tende, tenute d’occhio da un dispiegamento mai visto di forze dell’ordine, che hanno delimitato il giardino della piazza. "L’evento è sempre stato questo: un piccolo percorso didattico. Certo che l’impatto, soprattutto emotivo, c’è. In questo modo, raccontiamo ai bambini cos’è stata la guerra - conclude Perego -. Non abbiamo voluto scene di combattimenti e nessuno ha mai pensato di piazzare centinaia di tende e figuranti. Si sono montate polemiche e strumentalizzazioni oltre misura".