Cinisello, l'ultima impresa di Simone: "Così ho sfidato la Death Valley"

Il 39enne è stato protagonista della "Badwater": una ultramaratona di 217 chilometri in mezzo al deserto

Simone Leo insieme al suo team: presente anche il comico Giovanni Storti

Simone Leo insieme al suo team: presente anche il comico Giovanni Storti

Cinisello Balsamo (Milano), 6 agosto 2018 - Nel 2009 aveva cominciato a correre per dimagrire (pesava 96 chili e non aveva ancora compiuto 30 anni). Quest’anno ha corso e concluso la gara di running più dura e difficile del mondo: la mitica “Badwater”, una ultramaratona di 217 chilometri nel deserto della Death Valley, in California, sotto un sole che scioglie anche le pietre e un clima che è considerato fra i più ostili al mondo. Simone Leo, 39 anni, ferroviere originario del novarese ma da molti anni residente a Cinisello Balsamo, è diventato uno dei runner più tosti del mondo. "Ho cominciato a correre perché ero grasso - racconta al ritorno dalla sua ultima fatica -. Facevo 5 chilometri al massimo. Poi piano piano ho cominciato a superare il limite e dopo qualche mese un amico mi ha chiesto di provare a fare una gara di 10 chilometri. Da 10 siamo passati a 20. Già a novembre del 2009 mi sono ritrovato a New York con l’obiettivo di correre la prima maratona".

In quasi 10 anni di maratone ne ha corse 103, ma a un certo punto quel suo "spostare il limite, che è diventato una sorta di mantra per Simone, lo ha condotto oltre la distanza dei 42 chilometri, fino alla sfida delle ultra. Corse di 70, 100, addirittura 490 chilometri nella Atene-Sparta-Atene, una delle gare più lunghe al mondo che si corre nel segno del mito greco Filippide. Il suo messaggio è chiaro e forte: "Con costanza, metodo e pazienza, tutti possono riuscire a realizzare i sogni e a compiere imprese incredibili". La sua è davvero da extraterrestre. Simone non è un atleta professionista, ma un ragazzone che vive sui treni girando l’Italia con le sue scarpe da running sempre nella valigia. Si allena nelle ore più incredibili e nei luoghi più incredibili, anche perché a uno che corre come lui di strada sotto i piedi ne serve davvero tanta. Quando è a casa lo si trova al Parco Nord. "È il mio luogo preferito perché è vicino casa e posso correre per molti chilometri in mezzo al verde - spiega -. Anche se quando devo allenarmi su distanze molto lunghe finisco per fare il giro di tutti i parchi di Milano in una volta sola". A chi gli chiede cosa ha portato a casa dall’inferno della Death Valley, Simone risponde scherzando: "La sensazione sgradevole del caldo. Si è surriscaldato anche il Gps. Inoltre, ho bevuto oltre 70 litri di acqua". Ma poi si lascia andare al vero ricordo di quella gara: "Porto con me il ricordo di un viaggio incredibile, prima, durante e dopo la gara - confessa -. La preparazione è stata lunga e meticolosa. Ogni cosa deve essere calcolata, altrimenti si rischia. Poi avevo con me una squadra incredibile di amici che mi hanno sostenuto e che hanno corso con me diversi tratti, dandomi sostegno anche nei momenti più difficili".

Tra loro, anche Giovanni Storti, il celebre comico milanese che è da sempre un grande runner e un appassionato di corse avventurose. Si è calato nella Death Valley e ha corso accanto a Simone non facendo mancare mai il suo supporto. Ora la mente guarda già alla prossima gara. E a Simone ne rimangono davvero poche da correre. È infatti l’unico uomo al mondo ad aver corso 6 delle 7 gare più difficili al mondo. Ne manca solamente una, la “Brasil 135”, un’altra gara da 217 chilometri che proverà a gennaio. Una sorta di Reinhold Messner delle ultramaratone. Un consiglio a chi comincia: "Non avere fretta, ogni passo va fatto con attenzione, spostando il limite sempre un pochino più in là - dice -. Così facendo si può puntare a correre qualsiasi distanza".