Sesto, il tragico volo di Andrea: una grata lo avrebbe salvato

L'apertura della botola è un rebus: il pm indaga per omicidio colposo. Si punta il dito sulla sicurezza

Andrea Barone era capitano della squadra di Cusano Milanino

Andrea Barone era capitano della squadra di Cusano Milanino

Sesto San Giovanni (Milano), 18 settembre 2018 - Il condotto dell’aerazione dove il quidicenne è precipitato facendo un volo mortale di 25 metri. Su questo punta il faro la Procura della Repubblica di Monza per fare luce sul decesso di Andrea Barone, lo studente di Cusano Milanino che sabato sera è salito con alcuni amici sul tetto del centro commerciale Sarca di Sesto San Giovanni per farsi un selfie. Il sostituto procuratore Carlo Cinque, di turno al momento della tragedia, ha intenzione di verificare se quel buco dove il ragazzo è caduto dovesse essere chiuso con una grata o un altro sistema che impedisse di mettere un piede in fallo, come è successo ad Andrea. Per accertare eventuali violazioni delle normative sulla sicurezza nella struttura del centro commerciale, il magistrato disporrà una perizia tecnica e per farlo aprirà un fascicolo penale ipotizzando probabilmente il reato di omicidio colposo. Un atto dovuto per procedere con gli approfondimenti sulla vicenda, non si sa ancora se iscrivendo dei nomi nel registro degli indagati oppure contro ignoti.

Intanto il pm attende i verbali con la ricostruzione del fatto e le testimonianze raccolte dagli uomini del Commissariato di polizia di Stato di Sesto San Giovanni e della Questura di Milano, nonché l’esito dell’autopsia sul quindicenne già disposta dalla Procura per i minorenni, inizialmente allertata quando si ipotizzava che Andrea potesse essere stato spinto nel vuoto da qualcuno dei tre amici che si trovavano con lui. Ipotesi poi però subito scartata dagli inquirenti. Nessuna censura è stata invece mossa all’operato della vigilanza del CentroSarca: le guardie sarebbero prontamente intervenute quando sul tetto è scattato l’allarme per l’intrusione. Per raggiungere il punto più alto del cinema multisala «Skyline», Andrea avrebbe scavalcato alcune recinzioni e segnali di divieto, dopo essere salito in vetta usando le rampe esterne delle scale anti-incendio del centro commerciale di via Milanese. Poi il passo falso dentro il condotto dell’aerazione, che lo ha fatto precipitare fino al secondo piano interrato dell’edificio. A nulla è servita la corsa all’ospedale Niguarda.

La famiglia del ragazzino continua a chiedere giustizia: «Stanno facendo morire Andrea per la seconda volta e stanno rendendo ancora più insopportabile il dolore dei suoi genitori», le parole di Giuseppe Barone, lo zio di Andrea. «Era un grande appassionato di calcio ed era il capitano della squadra di calcio di Cusano Milanino – racconta –, sabato pomeriggio prima della tragedia era a San Siro per vedere l’Inter. Non era certo una testa matta che sfidava la morte come si sta dicendo in queste ore». Lo zio invita a guardare oltre la retorica e le mode e ad andare alla sostanza della tragedia. «Era salito su un tetto per guardare un concerto al vicino Carroponte – dice – non per farsi un selfie e sfidare la morte. Una bravata certo, ma chi non le ha fatte da giovane. Il problema è che quei ragazzi sono potuti salire su un tetto perché non c’erano protezioni, ed è precipitato perché nessuno aveva protetto quel buco del sistema di areazione. Chi ha violato le norme di sicurezza deve pagare, perché un ragazzo di 15 anni non può morire così».