Buco di bilancio: stangata in arrivo a Sesto San Giovanni

Ecco il piano di rientro: rincari sui servizi per l’infanzia e Irpef

Asilo nido (foto di repertorio)

Asilo nido (foto di repertorio)

Sesto San Giovanni (Milano), 19 gennaio 2018 - Da un lato c’è il disavanzo di circa 26 milioni da ripianare: 14,7 milioni in 10 anni e la restante parte in 30. Dall’altro c’è un bilancio da rimettere in equilibrio, riallineando le entrate e le uscite dopo anni di «gravi irregolarità contabili» nell’accantonamento dei residui, come ha certificato la Corte dei Conti esaminando i documenti dal 2014 a oggi. Ridurre le spese non basta. Per questo, l’amministrazione giovedì in commissione ha presentato una manovra che inciderà soprattutto sulle famiglie e riguarderà i servizi all’infanzia.

«Per fortuna possiamo contare sui proventi della vendita delle Farmacie, che ci consentono di abbattere la quota di debito. Tuttavia, dobbiamo rientrare di 1,8 milioni all’anno per 10 anni e dobbiamo riassorbire lo squilibrio di bilancio per una manovra complessiva di quasi 5,9 milioni - spiega il sindaco Roberto Di Stefano -. Imu e Tasi hanno le aliquote base già al massimo e abbiamo deciso di mantenere le attuali articolazioni. Così, per far quadrare i conti agiremo su Irpef, tassa di pubblicità, Tosap e sulle rette». Si prevedono maggiori entrate per 2,8 milioni sull’Irpef che vedrà il passaggio all’aliquota massima (dallo 0,6 allo 0,8%) oltre alla riduzione della fascia di esenzione (oggi si applica ai redditi fino a 18mila euro, da domani fino a 15mila come Cologno). Dalla pubblicità si stimano entrate per 430mila euro, dalla Tosap 130mila, dalla mensa 320mila, dal demanio 1,3 milioni: con la quota delle Farmacie si arriva a un totale di 5,3 milioni. Tra le mancate assunzioni del personale pubblico, la contrazione dei costi sulle auto di servizio e altre economie della macchina comunale si ipotizzano minori spese per 871mila euro. Per riequilibrare il bilancio si è partiti dalle minori entrate con un’operazione pulizia, che ha portato a un calo di 2 milioni e 570mila euro sul 2018 tra tasse, rateizzazioni di Ici, Imu, Tasi, accertamenti di Tosap, Irap, sanzioni, utenze e rette di centri estivi e asili.

Ci sono state poi maggiori spese: 1,8 milioni in più per il fondo crediti di dubbia esigibilità, il rinnovo del contratto dei dipendenti, il global per le case popolari e il verde. Si è proceduto con una riduzione delle spese: 700mila euro sul personale, un taglio da 1,2 milioni sui servizi sociali, di 465mila sull’emergenza abitativa con il contratto annullato con Fondazione Arca, sugli automezzi per 40mila (90mila sul 2019 e 130mila sul 2020), sugli eventi per 30mila, sui telefoni per 13mila e 300mila in meno sul fondo variabile del personale. «Solo nel 2018 abbiamo tagliato 2,8 milioni. Abbiamo sgonfiato le previsioni di entrate, rendendole realistiche. Resta uno squilibrio di parte corrente da risanare di 4 milioni e 792mila euro circa. Per questo si rende necessario intervenire su Irpef e tariffe per salvaguardare l’esistenza dei servizi». Il consiglio comunale sarà il 29 gennaio. Si resta in attesa della relazione del collegio dei revisori dei conti: solo uno dei tre membri ha dato il via libera al piano, gli altri si sono riservati di esprimersi chiedendo documentazione integrativa e lamentando scarsa collaborazione».