Tredici pastiglie ogni giorno: l’eredità della mia legionellosi

Bresso, parla uno dei malati: «Nessuno sa dirmi cosa è accaduto»

Analisi e rilievi non hanno potuto stabilire l'origine dell'epidemia

Analisi e rilievi non hanno potuto stabilire l'origine dell'epidemia

Bresso (Milano), 8 maggio 2015 - "Sono passati sette mesi da quando la legionella mi ha cambiato la vita. Eppure ancora nessuno ha saputo dirmi perché questa infezione si è scatenata a Bresso". Una constatazione amara, quasi uno sfogo che viene dall’anima, quello di A. Z., 74 anni, tra i primi bressesi ad aver contratto il batterio della legionellosi, a fine settembre 2014. La malattia lo ha colto al ritorno dalle ferie in Sardegna. L’ha costretto per tre settimane in ospedale e ancora oggi, a dispetto di chi sostiene che il batterio sia simile a quello di una polmonite, porta evidenti i segni di un male che sembra non passare mai. «La legionella mi ha lasciato in eredità 13 pastiglie da prendere ogni giorno della mia vita – racconta l’uomo, un manager in pensione la cui vitalità combatte continuamente con i segni della malattia – È facile dire che siamo guariti dalla legionella. In realtà da quando sono stato in ospedale la mia vita è cambiata. Ero una persona sana, oggi sono costretto ad assumere farmaci di ogni tipo perché il mio corpo è stato duramente messo alla prova". A.Z.ha contratto il batterio nei primi giorni di settembre, al rientro da una vacanza. "Ho fatto la doccia dopo che i rubinetti erano rimasti chiusi per alcune settimane. Quella doccia è stata micidiale – racconta -. Quindici giorni dopo ho cominciato a star male. Per fortuna, il mio medico di base mi ha costretto ad andare al pronto soccorso. I medici mi hanno detto che avevo ancora un paio id giorni di vita, poi sarebbe finita male".

I successivi rilievi eseguiti dall’Asl in casa hanno scoperto che la legionella si era insediata nella doccia e nel rubinetto del lavandino della cucina. Lo stesso è accaduto tre piani più sotto, nel condominio di via Roma. In quegli stessi giorni altre cinque persone si sono ammalate e sono finite in ospedale. Un uomo di 78 anni, si dice fosse già debilitato, è morto. "Mi domando sempre come sia potuto accadere e perché nessuno ci ha fatto sapere più nulla". I sei casi che si sono sviluppati in città nel mese di ottobre, uniti ai due del dicembre scorso, sono reputati una situazione di emergenza eccezionale. Si è ipotizzato che l’infezione sia partita in seguito ad alcuni lavori di manutenzione all’acquedotto che hanno reso necessaria la deviazione temporanea di una parte della rete idrica. Ma ciò non è stato mai accertato, secondo la regola che "le cause della legionellosi non sono mai diagnosticabili a posteriori". "Purtroppo anche tra noi che abbiamo contratto la malattia non abbiamo mai avuto modo di confrontarci, di condividere i postumi dell’infezione – conclude A. Z. -. Siamo stati lasciati soli. Per fortuna, ho avuto un’assistenza molto attenta all’ospedale Bassini, dove ho trovato medici preparati e coscienziosi".