Legionella, assolte le utenze domestiche a Bresso

I darti ufficiali verranno forniti dai tecnici di Ats stasera all’incontro pubblico in programma in municipio. Tuttavia è già chiaro a tutti che l’epidemia va indagata in altre direzioni

Il sindaco  di Bresso  Simone Cairo

Il sindaco di Bresso Simone Cairo

Bresso (Milano), 9 agosto 2018 - I dati ufficiali verranno forniti dai tecnici di Ats stasera all’incontro pubblico in programma in municipio. Tuttavia è già chiaro a tutti che l’epidemia di legionella che ha colpito Bresso dalla metà del mese di luglio scorso non può essere stata scatenata dall’acqua che circola nelle docce e negli impianti idrici domestici. Dei 568 campioni di acqua prelevati in 50 abitazioni delle persone contagiate e in 45 siti sensibili, solamente una decina hanno dato esito positivo, ossia hanno mostrato la presenza del batterio killer. Ma solo in quattro casi la carica batterica si è rilevata davvero elevata, mentre in altre situazioni si è accertato che i batteri sono presenti in modo endemico, ossia in quantità non tale da far pensare alla possibilità di una infezione così estesa e grave. Anche la contaminazione da legionellosi che riguarda l’ormai tristemente celebre fontana del mappamondo (chiusa ormai da settimane), è risultata bassa e legata a una piccola cisterna che si trova sotto l’impianto, dunque difficilmente considerabile fonte di infezione.

Tutto ciò convince una volta di più il sindaco di Bresso Simone Cairo e i tecnici sanitari a guardare altrove per cercare una possibile fonte dell’infezione. Si guarda con sempre maggiore insistenza alle cosiddette torri di raffreddamento degli impianti di condizionamento industriale. In pratica quelle enormi ventole che si trovano sui tetti di fabbriche e uffici e che per motivi non ancora chiaro avrebbero potuto rilasciare una «nube» invisibile di vapore acqueo infettato. «La nostra verifica sui tetti della città sta proseguendo nonostante le difficoltà del periodo – spiega il sindaco Simone Cairo -. Vogliamo che nulla rimanga intentato, perché il nostro obiettivo è far si che non accada più nulla di simile». Secondo una ricostruzione dei fatti il primo caso di polmonite che può essere collegato all’epidemia risale al 10 luglio scorso, anche se il primo allertamento è avvenuto il 17 luglio, quando la notizia è arrivata all’orecchio del sindaco.

«Stiamo andando a guardare agli eventi meteorologici avvenuti tra 5 o 10 giorni prima del caso zero – spiega il sindaco – perché potrebbe essere stata una violenta grandinata a provocare danni a una delle torri di raffreddamento, permettendo la liberazione del vapore contaminato». Dunque non si esclude un guasto o un danno a una delle decine di impianti sui tetti di Bresso. Un malfunzionamento che, vista l’entità dell’infezione, deve essersi protratto per giorni.