Sesto perde la "sua" banca, Bcc verso la fusione

La Banca d'Italia ha sentenziato: inevitabile cercare dei partner per un gruppo più grande e solido. Caccia alle alleanze in Brianza e Martesana

Il presidente della Bcc Sesto Giovanni Licciardi

Il presidente della Bcc Sesto Giovanni Licciardi

Sesto San Giovanni (Milano), 28 maggio 2016 - La sentenza della Banca d’Italia è di quelle che lasciano l’amaro in bocca: nonostante il grande lavoro svolto in tre anni dal consiglio di amministrazione per rimettere in sesto i conti e nonostante l’attivo sia ormai a portata di mano, la Bcc di Sesto non potrà proseguire la sua attività in autonomia. Dopo 64 anni, dunque, la città perderà la “sua” banca, che dovrà andare obbligatoriamente a nozze. La Federazione lombarda delle Bcc ha già individuato i possibili partner: le banche di Carate Brianza, Carugate o Barlassina. La doccia fredda per i soci della Bcc di Sesto è arrivata con l’approvazione del bilancio. A sorpresa: poco prima di Natale, infatti, la banca si apprestava a festeggiare il ritorno all’attivo, dopo quattro esercizi in rosso. E invece, a conti chiusi, si è ritrovata ancora con un passivo di 7,5 milioni. Colpa delle nuove regole e dei parametri "sempre più stringenti" introdotti sia a livello europeo che italiano, non solo ai grandi gruppi ma anche alle piccole realtà, per prevenire default.

Con un paradosso: ogni volta che la Bcc di Sesto si vedeva spostare il traguardo un po’ più avanti, riusciva in extremis a rimettersi in corsa. Finché, però, ha dovuto gettare la spugna. "È aumentata la probabilità che i requisiti più elevati imposti non vengano rispettati – ha spiegato il presidente Giovanni Licciardi, nella sua lunga relazione –. Si impongono misure di intervento preventivo". E dire che di strada il cda ne ha fatta parecchia, in soli tre anni, per riguadagnare il terreno perduto: 60 milioni “rettificati” sul credito anomalo, penalizzando il patrimonio di soli 20 milioni, con un tasso di copertura balzato dal 16 al 34 per cento.

Una gestione da 40 milioni, dunque, che dà conto della vitalità dell’azienda: "Come ha riconosciuto la Vigilanza stessa – ha sottolineato Licciardi – rimuovendo, nel giugno del 2015, i vincoli sul patrimonio imposti nel 2012". Quindici milioni “congelati”, una sorta di garanzia per il credito deteriorato: zavorra che tuttora si attesta sui 165 milioni. "In sede di chiusura di bilancio sono state apportate rettifiche aggiuntive per 19 milioni" ha spiegato Licciardi, per migliorare i parametri sulla vulnerabilità della banca. "Siamo passati nella fascia successiva alla soglia di allerta".

Il deficit è balzato a 7,5 milioni, anche perché la Bcc ha comunque dovuto versare 845mila euro per il salvataggio delle quattro banche commerciali commissariate e per i fondi di garanzia. Secondo il direttore generale, Marco Ricci, "per l’anno 2016 si dovrebbe realizzare una significativa complessiva riduzione delle esposizioni deteriorate» e «il ritorno all’equilibrio economico". Ma la Banca d’Italia, nelle scorse settimane, ha dato il suo ultimo responso: pur apprezzando "qualità e quantità dell’importante percorso sin qui sviluppato", ha spiegato il presidente Licciardi, la Vigilanza ha sottolineato come "il contesto economico e normativo attuale e, soprattutto, prospettico, rendano difficile per la banca conseguire i risultati economici necessari ad alimentare fondatamente la fiducia di proseguire in autonomia".