L'alpinista di Cormano: "Ragazzi, andate e scalate"

Dal Milanese fino alle vette dell’Himalaya, coronando un sogno: scoprire la bellezza delle montagne. Giancarlo Bonardi, 60enne, impiegato, si racconta

Giancarlo Bonardi sul tetto del mondo

Giancarlo Bonardi sul tetto del mondo

Cormano (MIlano), 1 luglio 2018 - Da Cormano fino alle vette dell’Himalaya, coronando un sogno: scoprire la bellezza delle montagne. Giancarlo Bonardi, 60enne cormanese, impiegato in un’azienda del settore elettrico, cammina verso le cime: non le scala o le arrampica, ma fa trekking alpinistico. Come l’anno scorso sul Pacharmo Peak, incontrando la neve e una temperatura di meno 30 gradi. Le sue avventure sono diventate un piccolo diario, “Vi racconto il mio Nepal”, che ha presentato giovedì scorso ai “BiblioAperitivi” nelle sale della Civica cittadina.

Bonardi, quando ha iniziato?

«Fin da bambino ho avuto questa passione, partendo dalle Prealpi e dalle Alpi lombarde. Nel 1999, la svolta: grazie a un amico, che mi ha accompagnato in Nepal; lì ho cominciato le mie avventure in Himalaya. Il mio è un alpinismo classico: tanta strada a piedi e pochissime arrampicate su roccia».

Cosa prova quando raggiunge la cima?

«Quando si arriva su c’è felicità. E la soddisfazione di aver coronato un sogno. A seguire, l’appagamento per la bellezza della montagna. A volte non si riesce a raggiungere la cima, come per la Aconcagua, la cima più alta di tutto il continente americano, in Argentina. Ma sono tornato giù con sempre la bellezza della montagna nel cuore».

Quali le vette raggiunte?

«Ho conquistato tre volte i 6mila metri, tutti in Nepal. Il Mera Peak, l’Island Peak e il Pacharmo. Naturalmente senza maschera dell’ossigeno e in spedizione con gli sherpa. Di solito, una spedizione dura tre settimane: due di queste servono per l’acclimatazione, fondamentale. Poi, bisogna imparare il passo giusto e le pause giuste. Servono più tentativi per salire: nulla è lasciato al caso, vedi anche per le temperature».

Quale sarà la prossima vetta?

«Senza dubbio l’Aconcagua. Voglio conquistarla. È 38 metri sotto i 7mila metri: un’autentica sfida. Forse l’anno prossimo».

Un messaggio che vuole lanciare ai giovani?

«Andate e scalate le montagne. Tutti possono sognare e diventare appassionati di montagna. Da diversi anni, accompagno molti adolescenti degli oratori cormanesi nelle escursioni qui vicino; cerco di trasmettere loro questa grande passione: meglio andare in montagna che passare la vita a guardare il telefonino».