Cologno Monzese, 1 marzo 2014  - Caso della professoressa Francesca Benetti scomparsa a Grosseto. Il tribunale del riesame di Firenze si è riservato la decisione sul ricorso in appello, presentato dalla difesa di Antonino Bilella, l’uomo in carcere con l’accusa di aver ucciso e occultato il cadavere di Francesca Benetti scomparsa il 4 novembre 2013 a Gavorrano (Grosseto). La difesa di Bilella, custode della villa di proprietà della donna, ha chiesto la scarcerazione o in subordine, gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. La procura di Grosseto invece ha confermato la richiesta dell’arresto in carcere.

Inoltre in questi giorni la stessa procura ha depositato altre intercettazioni che dimostrerebbero la colpevolezza dello stesso Bilella. “Antonino Bilella è molto provato - hanno detto gli avvocati difensori Francesca Carnicelli e Alessandro Bartolozzi - e confida di essere almeno messo ai domiciliari, se non scarcerato vista l’età”. Per la procura di Grosseto erano in udienza i sostituti Salvatore Ferraro e Marco Nassi. 

LA REPLICA DEL LEGALE DELLA FAMIGLIA BENETTI - Di parere diametralmente opposto l'avvocato Agron Xhanaj, legale della famiglia di Francesca Benetti e promotore modifica della normativa sullo stalking: "Bilella è provato? Perché non ci dice cosa ha provato quando ha ucciso Francesca Benetti? Non ci ha fornito soluzioni alternative a quella prospettata dagli inquirenti per credere che non sia stato lui a compiere il terribile delitto”. 

“Perché non ci dice cosa ha provato in questi mesi di silenzio nonostante i ripetuti appelli dei familiari, nonche’ della madre della vittima, morta non solo per la malattia ma anche di crepacuore per il dolore causatole da quest’uomo - accusa il legale -. Perché non ci dice del perché attraverso i suoi legali riferiva che avrebbe risposto alle domande solo dopo avere visto gli atti d’indagine. E’ legittimo per un indagato, anche del più terribile delitto previsto dal nostro ordinamento, che si avvalga della facoltà di non rispondere e attendere di conoscere prima gli atti per poi mettere in atto la propria strategia difensiva”.

A questo punto, pero’, secondo Xhanaj, Bilella deve anche accettare “che è pure legittimo per le persone offese e gli inquirenti dubitare di lui. Un ‘innocente’ che oggi chiede la scarcerazione avrebbe quantomeno dovuto urlare la propria ‘estraneita’’ dal fatto reato, sin dal primo momento in cui è  stato fermato, attraverso gli strumenti previsti per legge, ovvero interrogatorio più volte sollecitato o mediante dichiarazioni spontanee e non attraverso ‘frasi di innocenza’ riferite ai propri legali che non hanno nessuna valenza processuale”.

“Chi conosce gli atti sa bene che Bilella non é estraneo alla scomparsa di Francesca Benetti - conclude il legale -. I Giudici del Tribunale di Liberta’ hanno la giusta conoscenza di quei atti che sono sufficienti per confermare la misura cautelare in atto. Sono certo che faranno la cosa giusta. Abbiamo fiducia nell’Autorita’”.