Cinisello Balsamo (Milano), 16 marzo 2014 - Per tutto il giorno, all’angolo tra via Marconi e via Toti è stata una processione di conoscenti, vicini e compagni di scuola. «Siamo amici di Manu. Non ci possiamo credere», dicono due ragazzini, accompagnati dal papà a vedere quell’incrocio dove il loro «fratello» ha perso la vita. Non ce l’ha fatta Manuel Orefice, il 14enne che venerdì poco dopo le 23 si è schiantato contro una Mercedes classe A. Troppo forte l’impatto, che lo ha fatto sbalzare dal motorino e cadere sull’asfalto una decina di metri più in là. Manuel era a bordo di un cinquantino Mbk, guidato da un amico di 16 anni: Patrizio è ancora all’ospedale San Carlo di Milano, ha riportato fratture a spalla e femore, ma non è in pericolo di vita.
A nulla è valsa, invece, la corsa al Niguarda per Manuel. Le sue condizioni sono apparse subito disperate, nonostante il tempestivo intervento di due automediche e della Croce Rossa: rianimato sul posto, intubato, è morto al pronto soccorso verso l’una. «Non ci sono parole per descrivere quello che stiamo attraversando. Non sappiamo cosa dire. È stata una tragedia», l’unico commento dei familiari.
Manuel è morto quasi sotto casa. Solo pochi isolati più avanti, dopo l’incrocio che gli è stato fatale, il palazzo di via Giotto, nel piccolo rione al confine con Cusano. Probabile che i due stessero tornando dalle rispettive famiglie, dopo una serata tra amici. La dinamica dell’incidente è ancora in fase di accertamento. Ieri pomeriggio la polizia locale ha completato i rilievi e inviato ai carabinieri la relazione, che sarà mandata all’ufficiale giudiziario. Dalla prima ricostruzione pare che i veicoli viaggiassero a bassa velocità: lo scooter da via Marconi avrebbe svoltato a sinistra in via Toti prendendo la curva forse troppo alla larga, per poi stringere e ritrovarsi contro il muso del Mercedes che si stava fermando allo Stop.
Sull'auto un 65enne, che ieri mattina si è presentato in comando ancora sotto choc. «Si tratta di una vita umana, in questo caso di un ragazzo di soli 14 anni. Porterò questa scena davanti agli occhi per tutta la vita», avrebbe detto in uno sfogo ai vigili. Manuel era tifoso del Milan, gli piacevano il Real Madrid e il Barcellona, ascoltava musica rap ed era innamorato dei suoi pitbull: Thor, un Amstaff nero, e Nikita, una Red Nose. Gli amici lo chiamavano «Manu», «Campione», «Fratello», ma soprattutto «Roccia». Dall’incidente la sua bacheca Facebook è stata invasa da messaggi di addio. Gli amici storici come Moela («Hai mangiato con noi ieri sera, le solite risate e ora ci mancherai tantissimo») e Omar («Sarai l’angelo più bello»). I nuovi come Mario («Stavamo legando, eri una persona fantastica»). Quelli d’infanzia come Uberto, che ricorda il primo incontro all’oratorio e i pomeriggi alla playstation. Alessandro che rievoca la drammatica notte: «Mi sono alzato con la telefonata di mia mamma. ‘Dove sei? Ho sentito l’ambulanza’. Ho risposto semplicemente ‘Sono a casa’. Poi mi ha chiamato un’amica e mi ha raccontato. Non volevo crederci, ma è la triste realtà. Solo pensare che quattro giorni fa eri seduto con me al Pace e ora non ci sei più. Ti voglio bene».
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