Cologno Monzese, 2 luglio 2013 - Fedifrago forse, ma non assassino. Ne è certo l’avvocato monzese Francesco Mongiu, che da ieri è il legale di Zef Lleshi, ora rinchiuso nel carcere di Monza in attesa della conferma del fermo per omicidio volontario. Ieri mattina l’avvocato ha incontrato in carcere il suo assistito. «Dal suo racconto si evidenzia una dinamica diversa da quella raccontata dal pm — spiega Mongiu —. Emerge una tensione tra i coniugi cresciuta nel tempo a causa della gelosia della donna. Non vi è dubbio che le scappatelle del marito possano aver contribuito, ma lui non si sarebbe mai aspettato che potessero condurla a una scelta così estrema come quella del suicidio».

La linea della difesa è chiara: la donna si sarebbe tolta la vita in un gesto di disperazione. «Il mio assistito sostiene che al termine dell’ultima lite, domenica mattina, lei avrebbe manifestato sotto forma di minaccia l’idea di togliersi la vita — continua Mongiu —. Il suo rammarico è quello di averla sottovalutata. Del resto anche la madre della vittima in uno dei verbali parla chiaramente di una “donna fortemente scontenta per i tradimenti del marito”». Quanto ai graffi trovati sulla schiena e sul petto dell’uomo, l’accusato sostiene di esserseli procurati mentre scendeva le scale per raggiungere la moglie. Arrivato al pianterreno avrebbe scavalcato una balaustra, per raggiungere prima i box, facendo un volo di due metri. «In questo caso sarà il lavoro degli investigatori a stabilire come sono andate le cose — prosegue l’avvocato —. L’esame sulle unghie della donna consentirà di stabilire se i graffi li ha fatti lei». Al momento la tesi della difesa è che Lleshi non abbia messo in atto alcun intervento doloso che ha provocato la morte della moglie. Tutti gli elementi saranno valutati questa mattina dalle 10.30 dal Gip Claudio Tranquillo di Monza che sarà chiamato a convalidare o meno l’arresto dell’uomo.

di Rosario Palazzolo