Cinisello Balsamo, 30 settembre 2011 - Lavorava all’Azienda farmacie comunali come impiegata, ma molti anziani e invalidi di Cinisello la conoscevano perché, finito l’orario di lavoro, si dedicava alla consegna di farmaci alle persone che non erano in grado di uscire di casa. Era una piccola missione quella di Veronica Giovine, 34 anni, trovata uccisa ieri in casa sua, con un coltello conficcato in pancia. Un impegno che si era assunta con la convinzione che «prima o poi qualcuno le avrebbe restituito la stessa attenzione».
 

Veronica Giovine, figlia di emigranti pugliesi che nella vita avevano già dovuto soffrire la perdita di una bambina di pochi mesi, si era trasferita da alcuni anni in quell’appartamento al civico 8 di via Rossini dove ha trovato la morte.
Ingenua e paffutella, era sempre sorridente. Così la ricorda la zia: «Era la bontà fatta persona. Mi ripeteva sempre che, non essendo sposata, aveva il dovere di dedicarsi a chi aveva più bisogno».

E forse proprio questa sua dedizione a chi era in difficoltà e a chi aveva scelto una via sbagliata nella vita l’ha portata a incrociare l’uomo che le ha rovinato gli ultimi anni. Quell’Antonio P. che abitava nella porta di fronte alla sua, al civico 6 di via Rossini, e sul quale si sono accentrati i sospetti. Veronica Giovine in ufficio si occupava della complicata gestione del servizio di refezione scolastica, che l’Azienda farmacie aveva gestito per conto del Comune fino a giugno. «Ieri sera ci siamo lasciati alle 18 con l’impegno che oggi avremmo concluso un lavoro importante — raccontano ancora increduli i colleghi — Stamattina non l’abbiamo vista arrivare e ci siamo preoccupati che stesse male. Che le fosse accaduto qualcosa».
 

Sono stati proprio i colleghi a lanciare l’allarme. Dopo aver provato a telefonare a Veronica per tutta la mattina, ieri verso mezzogiorno hanno avvertito la madre che si è recata di corsa nell’appartamento, trovandosi dinanzi alla tragedia. Ieri pomeriggio, a piangere la donna sotto casa insieme al fratello gemello, c’erano anche tutti i colleghi dell’Azienda farmacie, affranti e ancora increduli dinanzi a una vicenda che, continuavano a ripetere, «non può essere reale».

A non darsi pace anche gli zii: «Possibile che nessuno si sia accorto di nulla — si è sfogato lo zio con le tante persone presenti dinanzi al bar che si trova proprio sotto l’appartamento — Possibile che Veronica non abbia chiesto aiuto? Che non si sia accorta prima di quello che stava rischiando?». I tanti frequentatori del bar sotto casa la conoscevano come una ragazza serena e solare: «Salutava sempre con un sorriso», dicono. Amava gli animali. Già, in casa con lei vivevano il cagnolino Lilly e il furetto Gina, che la seguiva ovunque. Alla zia ripeteva sempre: «Chi non ama gli animali non può amare gli essere umani». Ieri i suoi amici animali hanno vegliato il corpo ormai senza vita fino alla sua scoperta.