Paderno Dugnano, 18 agosto 2011 - Via Panceri, una stradina silenziosa di Cassina Amata, a due passi dalla caotica Comasina. Qui avrebbe sede il nuovo centro islamico, incastonato in un capannone segnato dal tempo. Al piano terra qualche piccola attività, chiusa per ferie, e un magazzino. Al primo piano tante finestre, le tende mosse dal vento. Non si sente volare una mosca. Nessuno risponde al citofono. Solo il nome nella casella postale indica i nuovi proprietari dei locali: Lega dei centri culturali T.I. Onlus. Un circolo che avrebbe sede, da anni, in via Fara. Ma anche qui tutto tace. Dopo lunghe ricerche riusciamo a trovare un numero. Finalmente è quello giusto.

«Non è un nuovo centro culturale — spiega il segretario Bilgim Selami —. Siamo a Milano dal ’96. La sede di via Fara adesso è chiusa e abbiamo comprato un capannone a Paderno. Non è ancora operativo. Dobbiamo fare alcuni lavori e contiamo di iniziare le attività nel 2012. Qui faremo cultura islamico-turca per i nostri soci. Siamo circa una trentina in associazione». In via Panceri incrociamo alcuni vicini di casa. «Li vediamo passare di tanto in tanto, a volte i mariti accompagnano le mogli — raccontano —. Si sente qualche preghiera ad alta voce, ma non danno fastidio a nessuno. Sono famiglie, di domenica ci sono anche i bambini». E dal rione la notizia del primo centro culturale islamico raggiunge la città, ancora svuotata dalle ferie.

«Sicuramente sarà importante il dialogo interreligioso — commenta Giovanni Giuranna del Circolo Acli del Villaggio Ambrosiano, esperto nel settore ecumenico-missionario —. Bisogna costruire, non alzare barricate. Le prime forme di collaborazione le abbiamo iniziate con le mamme arabe, cucinando insieme al doposcuola del Villaggio. Se si apre una nuova presenza sul territorio anche le parrocchie si dovranno interrogare, non so quanto siano preparate, ma è una nuova sfida. Paderno non deve prenderla come una bomba o un’occasione di scontro. Anzi. Il dialogo è obbligato, anche se dialogare non è scontato».

«Non sapevamo di questa comunità — conferma anche Fall Tanor dell’associazione Amici del Senegal —. Non mi sembra una cattiva idea. Mi informerò. Volevo andare anche da Don Renato, che è sempre stato disponibile con noi, a chiedere uno spazio per poter pregare per il Ramadan. Ci piacerebbe avere un luogo per il culto. Sempre però mantenendo il legame con la città, come abbiamo fatto in questi anni».

Intanto a Palazzo si respira ancora un’aria di sorpresa, qualche accenno di incredulità, ma soprattutto una dose abbondante di cautela. «Stiamo verificando — ribadisce il vicesindaco Gianluca Bogani —. I nostri uffici stanno trattando la questione dal punto di vista tecnico». Al vaglio destinazioni d’uso, pratiche edilizie. «Non abbiamo mai avuto incontri né adesso né quando eravamo in Giunta — conferma Mauro Anelli del PdCi —. Non sono contrario, ma spiace che non ci sia stato prima un confronto con le associazioni, con il Comune e con il quartiere. Così si creano perplessità che con una condivisione col territorio si sarebbero evitate. Qualsiasi novità andrebbe condivisa con la popolazione, anche se privata».