Sesto San Giovanni, 3 agosto 2011 - «Pasini compera i terreni, di fatto grazie a noi. Ti garantiamo un iter burocratico snello... però tu ci devi dare i soldi...». Estate del 2000, Sesto San Giovanni, Municipio. Attorno a un tavolo Diego Cotti, Giordano Vimercate, Filippo Penati. Cotti rievoca le parole di Vimercate, racconta di quei «20 miliardi di lire» che gli sarebbero stati gentilmente richiesti: la tangente per l’acquisto delle Falk, su cui voleva mettere le mani Giuseppe Pasini.

Oggi, suocero ed (ex) genero - Pasini e Cotti - si ritrovano. Si ricongiungono. Non in una riunione di famiglia, bensì nelle carte della Procura di Monza che sta indagando sul cosiddetto «sistema Sesto». Militante nelle file del centrosinistra, Cotti; uomo di destra, addirittura candidato a sindaco nel 2007, Pasini. Entrambi imprenditori, anche se Cotti non raggiungerà mai i livelli di quel suocero, il papà della sua Sonia, così importante.

E ingombrante. Dopo le sue dichiarazioni fiume degli ultimi giorni, anche Cotti entra sulla scena dell’inchiesta. Titolare dai primi anni 2000 della Easy Service, Diego è un giovane ambizioso. Punta in alto. In politica dal 1998, consigliere a Sesto nelle file di una lista legata all’Ulivo. Nel 2001 fonda e diventa presidente dell’Associazione imprenditori Nord Milano, lascia la Easy Service e si butta a capofitto nel settore immobiliare.

Nel 2006, la compravendita di un palazzo sulle aree delle Falk con la Immobiliare Cascina Rubina naufraga per difficoltà finanziarie. Subentra, in aiuto di Cotti, una vecchia conoscenza: Piero Di Caterina. Proprio quell’immobile, venduto a Bruno Binasco, diventerà oggetto di uno degli scandali finiti nell’inchiesta monzese: i proventi della cessione serviranno - secondo i magistrati - a sanare un debito per conto di Penati. E il cerchio si chiude.