Cinisello Balsamo, 7 giugno 2011 - Violenza sessuale. Contro altre due donne, due prostitute che sarebbero state costrette a incontri estremi, non convenzionali, da Antonio Giordano, il muratore accusato dell’omicidio di una lucciola romena di 43 anni, Gianina Viorica Ganfalianu, trovata seviziata e uccisa nel suo box auto in vicolo Villa Rachele, a Cinisello Balsamo. Questa la pista battuta dalla Procura di Monza, che ha chiesto l’incidente probatorio proprio sulle testimonianze delle prostitute ascoltate nei giorni scorsi dai carabinieri. Una linea, quella dell’accusa, che si sta profilando all’indomani dell’ultima verità di Giordano, che durante i due interrogatori in carcere, davanti al gip e al magistrato - ha fornito versioni lacunose e controverse sulla notte in cui è morta Gianina, fra martedì 24 e mercoledì 25 maggio.

L’ultima: il muratore ha fatto il nome di un altro uomo. Un protettore che sarebbe molto conosciuto dai frequentatori delle strade del sesso a Nord di Milano. «Giannina aveva un protettore, e io prendevo accordi con lui, era lui che mi indicava chi era disponibile a fare certe cose», ha rivelato Giordano. Intendendo per «certe cose» quegli incontri sessuali estremi per cui l’uomo - padre separato di due figli - aveva un’autentica fissazione. Ma le sue dichiarazioni non convincono affatto gli inquirenti: «Giordano non ha ancora raccontato tutto». Per esempio, deve spiegare che cosa è successo in quelle 7 o 8 ore che separano il momento della morte di Gianina, intorno all’1,30 di notte, e il ritrovamento del corpo. Giordano ha continuato a ripetere «di non ricordare» che cosa sia accaduto in quell’arco di tempo. Un vuoto di memoria reale o solo presunto? Gli inquirenti non hanno fretta: sono convinti che Giordano parlerà ancora.