Paderno Dugnano, 24 aprile 2011 - Sembrano nani, a confronto di quei giganti che domano con la sola forza dell’armonia. Ma in mano loro, le campane, mastodonti da una ventina di quintali almeno, si piegano come cuccioli, suonando sinfonie dritte al cielo.

Loro, i nani, sono campanari; per l’esattezza i Campanari ambrosiani. Una federazione di 36 giovani (quasi tutti under 30) che hanno dato scalata ai campanili della Diocesi di Milano — più di 1.300 parrocchie per un numero esponenziale di torri — con un obiettivo: salvare il rintocco ambrosiano.

Un suono unico, inestimabile patrimonio della storia del milanese, che loro hanno rispolverato e trasformato nell’ingrediente segreto di kermesse musicali di grande richiamo. Perché quando sono questi ragazzi a prendere in mano le corde e a lanciare le campane in acrobazie impensabili e in concerti barocchi, le città si fermano. Ad ascoltare. È successo così anche pochi giorni fa, alla Festa di Primavera di Paderno Dugnano, quando i campanari hanno fatto ballare i bronzi di Santa Maria Nascente.

La loro specialità, il rintocco ambrosiano, è una tecnica tutta meneghina di suonare le campane, una sorta di dialetto musicale della diocesi di Milano. Il «campanone» del Duomo e le sue sorelle infatti, si distinguono da quelle dal resto d’Italia per essere particolarmente controbilanciate.

Sono cioé agganciate alla torre campanaria con un ceppo piuttosto pesante, che permette di manovrarle con facilità e di farle oscillare molto lentamente, generando rintocchi solenni e ben distanziati. Bastano pochi movimenti per farle ruotare a 180 gradi, portandole alla posizione cosiddetta «a bicchiere», con la corolla bronzea che guarda verso l’alto.

Il sistema è frutto dell’orecchio dei campanari milanesi tra il XVI e il XVII secolo, che hanno lanciato la moda di concerti suonati con solennità e tempi cadenzati. Il portavoce della Federazione, Marvin Corno, li interpreta così: «Hanno uno stile grave e sobrio, che ben si addice al modo di vivere composto dei milanesi». Ma non è solo questione di gusti musicali.

Le campane contrappesate si suonano con un dito. Un uomo da solo può cimentarsi con un colosso di più di 27 quintali e farlo scattare in una manciata di secondi. Era un lavoro all’ordine del giorno, fino a 30-40 anni fa: poi è arrivata l’elettrificazione e le campane sono state gestite con un timer. I campanari sono rimasti invece, un po’ in disparte, all’ombra delle loro «bambine».

Finché a riscoprirli è arrivato un drappello di ragazzi. Marvin, ad esempio, ha suonato la sua prima campana a tre anni: ha strepitato abbastanza per farsi accompagnare da un anziano campanaro di Desio in cima alla torre, a toccare i giganti di bronzo con la sua manina. «È stato un colpo di fulmine». Da allora Marvin si è esercitato, ha allenato orecchio e mano e ha imparato a orchestrare un concerto. Conosce altri appassionati come lui. Rockettari con «chitarre» di bronzo.

Due anni fa l’idea: facciamo un’associazione. Nasce la Federazione Campanari Ambrosiani (la presiede Corrado Codazza, Marvin è cassiere), con la testa a San Vittore in Corpo a Milano e braccia in tutto l’hinterland. Tettamanzi li benedice: «Continuate così». Perché in quelle campane non c’è solo musica, ma anche un messaggio. Di pace e unità, non scontato di questi tempi. Marvin l’ha letto inciso su uno dei colossi che ha domato. Era in latino, suona più o meno così: «Il variegato suono delle campane, pur nelle sue diversità, dà l’armonia e non la discordia».

Il gruppo ha anche un canale su YouTube: http://www.youtube.com/user/campanariambrosiani, ma anche http://www.youtube.com/user/theAiroldMan94. Il loro sito: http://www.campanariambrosiani.org/hom/.