Sesto San Giovanni, 29 marzo 2011 - Sembrava finito il «monitoraggio» di via Vittorio Veneto 14. E, invece, il capannone di proprietà del centro islamico di via Tasso resta ancora sotto l’occhio vigile e attento dei residenti. Che registrano movimenti, orari, viavai di gente.

«Da alcuni giorni si vedono gruppi di persone che ci stanno lavorando, donne con bambini al seguito, camion che portano materiale — racconta Caterina, una residente di via Veneto —. Poi, alla fine dei lavori, pregano e mangiano all’interno dei locali. Forse non ci sarebbe nulla da dire, perché il capannone è loro. Però non è mai stata data l’autorizzazione per usarlo come luogo di culto e non è mai stato messo a norma».

Insomma, il timore è sempre lo stesso: il trasferimento della comunità musulmana sestese con moschea e oratorio nella via del centro storico. «Anche perché soluzioni alternative non se ne sono mai trovate», ricorda la signora. In via Veneto non si sta facendo nessuna prova tecnica di moschea. A rassicurare i residenti è Hocine Bouchemal, responsabile del centro islamico cittadino.

«Nessun trasloco in programma — dice —. Stiamo solo sistemando un po’». C’è però un nodo da sciogliere, quello di un luogo di culto adatto a un gruppo di fedeli, che negli ultimi dieci anni è cresciuto e in via Tasso sta sempre più stretto. Insieme a Ibrahim Chabani, direttore della rivista «Il Muslim» ed esponente della comunità musulmana cittadina, Bouchemal l’aveva già ricordato all’indomani della mozione anti-burqa votata quasi all’unanimità dal Consiglio comunale.

E l’8 marzo, durante un convegno sul tema, era tornato a ribadirlo. «Da quasi due anni stiamo facendo un sacrificio e speriamo di raccogliere presto dei frutti — commenta Bouchemal —. Non entreremo nel capannone di via Veneto, ma chiediamo un posto idoneo per pregare. Per ora la questione è sospesa, siamo anche noi in attesa. Vedremo come andrà a finire».

L’opposizione l’ha sempre sospettato: la faccenda è scomoda e, ormai, se ne parlerà dopo le elezioni. «Non si tratta di una questione politica, ci sono solo problemi tecnici che stiamo cercando di risolvere — replica Vincenzo Amato, l’assessore ai Lavori pubblici che insieme al sindaco da due anni sta curando l’iter —. È vero, la soluzione si sta trascinando in lungo, ma non perché si è arenata».

Area, grandezza del futuro centro islamico, posti auto, non è tutto in stand by, assicura Amato. «Proprio l’altro giorno sono stato contattato da un rappresentante del comitato dei residenti — racconta l’assessore —. Ecco, spero che non si torni alle polemiche e alle strumentalizzazioni di due stagioni fa, perché sarebbero davvero fuori luogo».

Quanto ai lavori di restyling del capannone, l’invito è alla moderazione. «Se qualcuno della comunità vuole andare lì per mangiare una pizza, perché dovrebbe suscitare scalpore? Ricordiamoci che quei locali li hanno acquistati: nella loro proprietà privata possono entrare quando vogliono. È stato chiesto loro di non andarci a pregare: il patto è stato sempre rispettato e lo sarà anche in futuro».