Cinisello Balsamo, 5 ottobre 2010 - Chi abita vicino va a piedi o in bicicletta. Chi è già maggiorenne sceglie l’auto appena regalata da mamma e papà. Tutti gli altri aspettano alla fermata dell’autobus o della metrotranvia fuori dall’Istituto Parco Nord. «E per fortuna quest’anno gli orari di uscita coincidono abbastanza con quelli dei mezzi. Perché tre anni fa era impossibile: si aspettava una vita». Samuele Romagnoli abita a Sesto. Il bus arriva quasi subito e dopo dieci minuti lo lascia già alla sua fermata. «Però devo scendere a Rondò. Così devo farmi anche un pezzo a piedi. Spendendo 24 euro al mese di abbonamento, come gli studenti che arrivano fino a Loreto».

I prezzi dei mensili vanno dai 20 ai 30 euro. Troppi, lamentano i ragazzi, per i chilometri effettivamente effettuati. «Abito a Bresso e sull’autobus devo stare solo una fermata — racconta Nicoletta Tarantini —. Però spendo lo stesso 24 euro. Soldi che userei volentieri per altro. In primavera infatti vado in motorino: risparmio tempo e denaro». Anche Marco Donzelli e Simone Rega arrivano al Parco Nord tutti i giorni da Bresso. «Gli orari non sono malaccio quest’anno e le corse, bene o male, passano ogni cinque minuti — spiegano —. Quando, però, usciamo più tardi la storia si complica. Perché dobbiamo arrivare a Rondò e prendere un bus che allunga parecchio il tragitto». Stesso problema al Peano di Cinisello, dove la preside Susanna Bigari ha promosso un sondaggio tra i suoi studenti per capire quanti sono in difficoltà a tornare a casa dopo l’ultima campanella, quella delle 14.10. «Valuteremo se anticipare noi l’uscita o chiedere ad Atm di modificare le corse» spiega.

Giulia ha 16 anni, frequenta l’istituto De Nicola e per arrivare a casa, a Milano, usa la tranvia. «Impiego meno tempo rispetto al bus o al metrò. Dall’anno scorso però i prezzi sono aumentati. Per l’abbonamento mensile siamo passati da 27 a 31 euro». Ticket troppo cari. Tanto che c’è chi non si fa problemi a rivelare che il biglietto non l’ha mai timbrato. «Proprio non l’abbiamo mai comprato — dice un gruppo di sedicenni —. I controllori non passano mai. E, se anche ci facessero la multa, avremmo sempre risparmiato». In media, si viaggia meglio col treno. «Per ora sono stato un pendolare fortunato: grossi ritardi non ne ho mai avuti — ammette Andrea Izzo —. Quattro giorni alla settimana da Merate mi sposto alla Bicocca. Pago 40 euro al mese, però. E poi bisogna metterci anche il costo dei biglietti dell’autobus». Pendolari e studenti salassati, l’amministrazione sestese torna a ribadire l’urgenza di un biglietto unico, «basato sui chilometri effettuati e non a dazio, come quello di oggi. Da anni ci viene promesso. Con questi rincari gli unici a farne le spese sono i cittadini dell’hinterland» dice l’assessore all’Istruzione Monica Chittò.

Sul fronte scuola dell’obbligo i problemi sono di tipo diverso. «È vero che nella maggior parte dei casi gli istituti sono vicini e raggiungibili a piedi — dice Alessandra Barbanti, del Comitato scolastico genitori-docenti di Sesto —, ma è altrettanto vero che si dovrebbe fare in modo di promuovere di più la mobilità sostenibile. Una soluzione interessante potrebbe essere l’idea che hanno trovato in alcuni comuni emiliani, dove i negozianti che si affacciano sulle strade che portano alle scuole si impegnano a controllare che il passaggio dei bimbi sia sicuro. Una formula che si potrebbe esportare pure a Sesto».