Unire le competenze per battere i sarcomi

Alcuni tipi di tumori sono definiti rari e in questi casi l’approccio multidisciplinare è fondamentale per individuare le terapie

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I tumori rari sono neoplasie che colpiscono un numero relativamente esiguo di nuovi pazienti ogni anno. Proprio la rarità sottintende un cimento, perché è improponibile applicare la stessa metodologia con la quale si affrontano tipologie di cancro ricorrenti. Ad esempio il tumore del polmone o il cancro della mammella vengono studiati dopo indagini su recettori, selezionando il genere di mutazioni, rispettando protocolli clinici che coinvolgono migliaia di pazienti. In questa cornice si inserisce l’attività del Centro di Candiolo, presso Torino, istituzione che storicamente promuove la ricerca sui tumori rari con una speciale predilezione per i sarcomi, neoplasie che possono colpire muscoli, tendini, ossa, connettivo o tessuto adiposo e vasi sanguigni. Responsabile dell’Unità sarcomi di Candiolo è Giovanni Grignani.

La ristretta cerchia di casi da trattare rende spesso i rumori rari meno attraenti per il mondo della ricerca e dell’industria farmaceutica: in prospettiva, si tratta di investire ingenti somme di denaro per un numero relativamente piccolo di persone potenzialmente interessate. Ma per fortuna nella realtà le cose vanno diversamente tanto è vero che la ricerca nel campo delle malattie rare in oncologia va avanti a passi spediti. Candiolo si è evoluta attraverso la creazione di una équipe multidisciplinare dedicata ai sarcomi, che ha garantito i migliori standard di trattamento anche per i soggetti affetti da queste forme patologiche. Quali sono le principali novità? "Nell’osteosarcoma ad esempio, dove le avvengono a livello di tessuto osseo, è stata introdotta la terapia a bersaglio molecolare – spiega il dottor Grignani – mentre nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli si ricorre alle combinazioni che chemio, immunoterapia e target therapy".

Grazie al collegamento coi principali centri di ricerca a livello internazionale, molti pazienti possono essere arruolati negli studi clinici che impiegano farmaci innovativi, prima ancora del conseguimento della patente di rimborsabilità, passaggio che segna l’entrata delle molecole nella normale pratica clinica.

E dal punto di vista chirurgico, quali novità si segnalano più in generale in oncologia? "L’intelligenza artificiale entra in ospedale: "D’ora in poi sarà possibile avere una visione tridimensionale – spiega Francesco Porpiglia, ordinario di Urologia nel dipartimento oncologia dell’Università di Torino e presso l’IRCCS Candiolo e Ospedale San Luigi di Orbassano – grazie a software che coniugano TAC e risonanza magnetica". La mano del chirurgo è guidata da immagini 3D degli organi, ad esempio rene e prostata: "La realtà aumentata informa il chirurgo – spiega il professor Porpiglia – così da preservare il più possibile le strutture nervose responsabili dell’erezione, spesso aderenti alla prostata e in contatto con la neoplasia e garantire al paziente la sessualità e la continenza urinaria. Non possiamo adottare questo rivoluzionario approccio sempre e comunque, ma i progressi degli ultimi anni ci fanno ben sperare".