Tumore al pancreas, il killer silenzioso: sintomi, cure e l'autogol dell'Aifa

La malattia che ha ucciso Gianluca Vialli è una delle più letali in ambito oncologico: in Italia ci sono 14.000 casi

Tumore al pancreas, uno dei Big Killer dell'oncologia

Tumore al pancreas, uno dei Big Killer dell'oncologia

Milano - A spezzare la vita di Gianluca Vialli è stato uno dei tumori più aggressivi, quello al pancreas, considerato uno dei "Big Killer" dell'oncologia: secondo stime recenti nel prossimo decennio potrebbe diventare la seconda causa di morte nei Paesi occidentali.

Tante vittime illustri

In Italia, si stima che ci siano oltre 14.000 casi ogni anno e sono numerose le vittime illustri: da Luciano Pavarotti fino al fondatore di Apple Steve Jobs, che ha convissuto con la malattia per 8 anni, fino al 5 ottobre 2011. Di tumore del pancreas sono morte anche la prima astronauta americana, Sally Ride, e le attrici Anna Magnani e Mariangela Melato, nel mondo del calcio Giacinto Facchetti, Giuseppe Meazza e Omar Sivori.

La lotta contro il tumore del pancreas è ancora molto difficile: la malattia è attualmente la 4ª causa di morte nelle donne e la 6ª negli uomini, con una sopravvivenza a 5 anni di appena l'8% e solo il 3% di chi si ammala riesce a sopravvivere 10 anni.

Di questa malattia esistono diverse forme e la più comune è l'adenocarcinoma, ma in tutti i casi è un nemico silenzioso, che non si manifesta con sintomi riconoscibili; per questo motivo uno dei problemi più grandi è la diagnosi, che molto spesso arriva quando il tumore è ormai in una fase avanzata e ha generato metastasi.

Poche armi a disposizone

"In effetti - ammette Michele Reni, coordinatore dell'area oncologica del San Raffaele di Milano - abbiamo poche cure per contrastare efficacemente il tumore del pancreas. Oggi come oggi la cura è sostanzialmente chemioterapica. Purtroppo le terapie a bersaglio non hanno dato particolari soddisfazioni, i chemioterapici sono molto pochi, l'immunoterapia non funziona. È una patologia orfana di molti farmaci".

L'autogol dell'Agenzia del farmaco

"L'unica terapia a bersaglio che dava qualche vantaggio nel controllare la malattia  - continua - era il farmaco Olaparib, indicato per i pazienti con la mutazione del gene Brca. Farmaco, però, per il quale l'Aifa non ha concesso la rimborsabilità e quindi ci impedisce di usarlo".

"Il tumore del pancreas, purtroppo, non fa distinzioni - afferma l'oncologo - colpisce un po' tutti ed è una neoplasia in crescita dal punto di vista numerico. Di fatto noi abbiamo in cura pazienti di ogni età, dai 20 ai 100 anni. È vero che l'incidenza è maggiore nelle persone al di sopra dei 65 anni ma colpisce tanti. Non c'è una categoria particolare di persone a rischio e questo rappresenta una delle difficoltà che incontriamo di fronte a questa malattia, perchè non potendo identificare con precisione la popolazione a rischio, di fatto non possiamo fare screening".

Sintomi poco riconoscibili

Per quanto riguarda i sintomi, Reni spiega che "sono davvero molto insidiosi, perché sono simili a moltissime altre problematiche: mi riferisco a dolori di stomaco, dolori dorsali, ma anche lo scompenso o la comparsa di un diabete in età adulta. Rientrano fra i sintomi sospetti anche un calo di peso ingiustificato e le feci chiare che galleggiano, legate a un cattivo assorbimento a livello intestinale, dato che il pancreas è una ghiandola che produce enzimi per assorbire il cibo che mangiamo. Lo può essere anche la comparsa di trombosi nelle gambe, dunque di coaguli di sangue all'interno delle vene delle gambe. Si tratta, comunque, di cose tutte abbastanza poco specifiche".

Aspettative di vita limitate

Per quanto riguarda le aspettative per i malati - die Reni - "Purtroppo la prognosi di questa malattia è prevalentemente brutta. Tuttavia abbiamo persone che guariscono, qualche volta guariscono partendo da una situazione di malattia metastatica. Oggi come oggi rappresenta un po' più l'eccezione che non la regola ma, di fatto, esistono persone che possono guarire pur partendo da una situazione di presenza di metastasi".

"D'altra parte - precisa - il fatto di avere a disposizione terapie che permettono di prolungare la vita e ritardare le sofferenze legate alla malattia ci consente anche di alimentare la speranza che arrivino nuove cure che aggiungano nuove possibilità di controllare la malattia laddove oggi le risorse sono abbastanza limitate".

A Gianluca Vialli fu diagnosticato un tumore del pancreas nel 2017. Qual è l'aspettativa di vita per chi è colpito da tumore del pancreas?. "Vialli - ricorda Reni - aveva un tumore che è stato asportato inizialmente. A livello statistico le probabilità di superare i 5 anni sono circa il 40% nelle persone che hanno la malattia asportabile chirurgicamente. È poco, c'è sicuramente margine per migliorare ma questo ci dice quanto sia aggressiva la malattia".

"Il tumore del pancreas - conclude il medico - è una brutta malattia ma nel corso della mia lunga attività posso dire che ci sono stati netti miglioramenti. Ho iniziato ad occuparmene circa 25 anni fa e oggi le persone che superano un anno dalla diagnosi sono il triplo di quelle del 1997. Quelle che superano i due anni sono 12 volte tante rispetto a quelle del 1997. È vero che è il fanalino di coda di tutti i tumori solidi ma, di fatto, stiamo facendo alcuni progressi e su qualche strumento possiamo fare affidamento. Ecco perchè - conclude - bisogna continuare a lottare, a investire sulla ricerca e a non lasciarci andare".