Passione tennis, ma senza strafare

I successi di Sinner & C. hanno dato slancio a questo sport che però va praticato seguendo regole ben precise

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di Roberto Baldi

Nel momento in cui lo sport italiano langue per corsi e ricorsi abituali e per le sopraggiunte insidie della pandemia, il tennis ha un sussulto di vitalità legato alle performances di giovanissimi come Sonego e Sinner (nella foto) che hanno ottenuto negli ultimi tempi risultati inattesi. E come sempre accade nell’arcipelago sport, ogni risultato dei protagonisti fa da traino all’intera disciplina con partecipazione più assidua, come confermano le statistiche.

Il tennis, che ha tra le sue difficoltà i costi, presenta anche qualche insidia di natura atletica e di infortunistica se l’approccio non è quello dovuto. Nella preparazione generale di un tennista, il cui inizio si colloca in genere fra gli 8 e i 10 anni, le esercitazioni da eseguire preferibilmente sotto una guida esperta, si rivolgono al miglioramento delle capacità organiche e metaboliche oltre a quelle tecniche, non guardando al rendimento immediato ma a quello futuro, che si otterrà nella fase della massima prestazione sportiva.

L’allenamento è rivolto essenzialmente allo sviluppo di potenza e precisione del tiro, rapidi cambi di direzione, stabilizzazioni e decelerazioni, tecniche specifiche al fine di migliorarne la padronanza esecutiva. Per il giocatore dilettante, che vuole riempire con la racchetta gli spazi del tempo libero, il criterio resta quello di acquisire questi elementi attraverso le partitelle settimanali cercando di tenere presenti le regole valide per ogni attività motoria: riscaldamento preliminare; evitare il sovraccarico con partite che non devono superare le due-tre settimanali; ove possibile non affrontare la gara con temperature troppo calde o troppo rigide; non disporsi alla partita nel dopo pasto immediato; bere a intervalli; per gli anziani privilegiare il gioco del doppio rispetto al singolo.

Da ricordare che il tennis, secondo la classificazione proposta dal noto studioso Dal Monte, è un’attività a impegno aerobico-anaerobico alternato, dove si verificano brusche e variabili oscillazioni dell’intensità agonistica, alternate a pause. Il metabolismo energetico prevalentemente interessato resta quello anaerobico-alattacido in considerazione della limitazione degli intervalli per cui, senza spendersi in considerazioni scientifiche complesse, l’anziano deve privilegiare la prestazione del doppio, dove il coinvolgimento atletico è suddiviso fra due compagni, anche se le dimensioni del campo aumentano.

Resta complessivamente la validità di questo sport, che ha il pregio di svolgersi all’aria aperta con benefici agli arti inferiori ma anche a livello di tronco e di arti superiori. Da tenere presente, tuttavia, che si tratta di sport asimmetrico: se si pratica solo il tennis si sviluppa molto di più l’arto che si utilizza. Fatto questo che può nuocere soprattutto a chi ha atteggiamento scoliotico. Ove si tratti di disturbo minore, utile alternare qualche esercizio di palestra rivolto alla correzione dell’anomalia.

Fra i disturbi più frequenti sono da segnalare l’epicondilite del gomito, causata da sovraccarico in particolare a livello dell’inserzione dei muscoli estensori del polso in corrispondenza dell’epicondilo laterale del gomito (gomito del tennista); lesioni della spalla e dell’articolazione del polso; lombalgie. Riposo, compressione, ghiaccio sono i rimedi iniziali dopodiché, nel persistere della sintomatologia, utile il ricorso fisioterapico e il trattamento con antiinfiammatori. Si tratta per lo più di evenienze legate al surplus di attività o ad allenamento incongruo, per le quali la raccomandazione è quella di diminuire i carichi lavorativi al primo accenno di disco rosso, serbando allo sport il prevalente atteggiamento ludico che deve caratterizzarlo soprattutto a livello dilettantistico.