"Cercasi ovociti da banche estere"

Maria Elisabetta Coccia: "Costretti a ricorrere a donatrici straniere per l’eterologa. Massimo controllo"

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di Olga Mugnaini

Il primo bambino da “Eterologa” è nato nel luglio del 2015. Da allora oggi sono centinaia e centinaia le coppie che sono riuscite a stringere tra le braccia il loro figlio nato grazie alla fecondazione assistita. Sono i miracoli della Sod Pma, una sigla che identifica il primo centro pubblico italiano che ha aperto alla Procreazione Medica Assistita (Pma) di tipo eterologo, nato, anche lui, all’ospedale universitario di Careggi a Firenze, e diretto fin dall’inizio dalla professoressa Maria Elisabetta Coccia (nella foto a destra). Da allora è un’eccellenza del Paese, e continua ad accogliere aspiranti genitori dal Nord al Sud del Paese. Ma l’impresa non è stata semplice. E non lo è neppure oggi.

Professoressa Coccia, quali sono i maggiori problemi?

"Essenzialmente quelli delle donazioni. Nel senso che in Italia non ne abbiamo, specialmente per i gameti femminili. In ogni caso nel nostro centro siamo in grado di effettuare la Pma eterologa sia nel caso servano gli ovociti per la donna, sia gli spermatozoi dell’uomo. Oppure entrambi".

Perché questa difficoltà nelle donazioni?

"Per molti motivi. Prima di tutto noi italiani non abbiamo molto sviluppata la cultura della donazione in generale. E poi, ad oggi, a livello nazionale, non siamo in grado di dare, neppure a chi fosse disponibile a farlo, alcun tipo di supporto. Neppure il rimborso della giornata di lavoro. Neppure il costo dei farmaci necessari agli interventi".

E allora come funziona? Dove prendete i gameti?

"Effettuiamo contratti di procurement, di approvvigionamento, attraverso bandi europei. Certamente non si comprano, perché non ne esiste il commercio e non è permesso farlo. Si può solo procedere all’acquisizione di gameti maschili e femminili attraverso una procedura normata e tracciata. Attualmente abbiamo contratti con ben 11 banche estere".

Quanto costa?

"Ripeto, non si compra niente, ma si paga il servizio di ottenimento dei gameti. Per esempio, per avere gli ovociti per la coppia, si stima un costo di circa 2mila 800 euro, che comprende la selezione della donatrice, le numerose visite e consulenze, la fase della stimolazione con farmaci costosissimi, il biologo per l’individuazione degli ovociti e la loro successiva vitrificazione. Insomma, un iter lungo e impegnativo. Al maschile è tutto molto più semplice. In ogni caso, prima di iniziare qualsiasi procedura incontriamo le coppie, effettuiamo tutti i vari esami e poi si cercano donatoridonatritici che vengono matchati ad hoc per la coppia. Tutto è tracciato e registrato all’Istituto Superiore di sanità e al Centro trapianti, con un codice a 18 cifre che si chiama Sec".

L’eterologa viene effettuata più per carenza di gameti femminili o maschili?

"Per il 75% si tratta di mancanza di ovociti della donna. Questo perché l’età media è in costante crescita. Basti pensare che più del 35% delle aspiranti mamme ha superato i 40 anni. Questo dipende in gran parte dai cambiamenti sociali, che hanno portato la donna ad affrontare la maternità in un’età che non è più ottimale alla gravidanza. Dobbiamo fare i conti col fatto che madre natura ha deciso che dobbiamo fare figli dai 20 ai 30-35 anni".

Però voi date tanta speranza. Quali sono le percentuali di successo?

"Con la fecondazione omologa, ossia con l’impianto di spermatozoi e-o ovuli della coppia, su 2795 cicli iniziati abbiamo avuto 493 gravidanze e 345 bambini nati. In pratica una coppia su 5 è riuscita ad avere il figlio in culla. Con l’eterologa, ossia con i gameti di donatori, su 962 cicli i risultati sono stati di 282 gravidanze e 218 bambini nati, quindi una coppia su tre. Ecco, si parla tanto di bonus bebè. Io credo che le coppie dovrebbero prima di tutto essere aiutati ad averli i figli. Basti dire che che nel bassissimo tasso di natalità italiano, il 6% dei nati vengono da fecondazione assistita. E questo mi sembra un buon motivo per sostenere i centri pubblici come il nostro".