Rho, 24 agosto 2012 - Gli italiani hanno visto per la prima volta Annalisa Minetti a Miss Italia 1997 e ne hanno apprezzato l'aspetto delicato e piacevole, premiandola con la finale. Poi l'hanno ritrovata sul palco dell'Ariston e si sono innamorati della sua voce, tanto che il suo è stato un trionfo.

Ma i successi della bellissima giovane nata a Rho 36 anni fa, sono sempre stati ombreggiati dalle polemiche legate ad una sua presunta posizione avvantaggiata perchè non vedente.

Annalisa è ammalata dall'età di 18 anni, ha contratto la retinite pigmentosa che l'ha portata alla graduale cecità. Per lei il mondo ora è fatto di sole luci e ombre.

Da due anni però si è dedicata anima e corpo ad una sfida nuova lontana da critiche ingiuste. Ora è un'atleta, gareggerà a Londra nei 1500 metri dove detiene anche il record del mondo. Perchè il tempo sul cronometro scorre uguale per tutti, la pista d'atletica non tutela chi è non vedente e nella corsa la sfida è principalmente con se stessi.

Hai iniziato una nuova avventura, contenta di essersi qualificata per Londra?
«Sono molto contenta, è stato un risultato cercato e raggiunto»

Tra l'altro in brevissimo tempo...
«È vero, è da poco che mi sono dedicata all'atletica. Ma non sono stata avvantaggiata in nessun modo, la convocazione me la sono sudata e guadagnata sulla pista»

È una passione nata un po' per gioco giusto?
«Sono sportiva da sempre. Chi mi conosce sa che passavo ore in palestra provando tutte le discipline possibili per mantenermi in forma. Ci tengo molto. Credo che l'atletica però sia nel mio Dna. Un giorno un maresciallo della Guardia di Finanza mi ha sfidato in una corsa sui 1500 metri. Mi sono resa conto che il mio era un ottimo tempo ed ho iniziato la mia battaglia personale contro il cronometro»

Lei è anche cantante, è andata a Miss Italia, ha vinto Sanremo, ha fatto un musical. Quanto le sue esperienze passate l'hanno aiutata in pista?
«A essere sincera sul palco sono molto più sicura di me, mentre in pista escono fuori un po' di paure. Probabilmente accade anche perchè sono ancora acerba. Ho meno esperienza delle mie rivali, ma a differenza loro non ho paura del pubblico. Anzi, mi carica. I grandi palcoscenici mi stimolano e lo devo alla mia carriera»

Com'è stato prepararsi ad una Paralimpiade?
«È stato un percorso difficile ed impegnativo anche per la mia famiglia. Mio figlio Fabio di quattro anni e mezzo e mio marito (il calciatore napoletano Gennaro Esposito ora anche suo manager ndr) non hanno sudato con me in pista, ma sono stati coinvolti nelle mie fatiche. Quindi se andrò Paralimpiadi di Rio, sarà perchè è stata fatta una scelta collettiva»

L'obiettivo è portarsi a casa una medaglia olimpica?
«Sì. La voglio per dedicarla a mio figlio. Ho tutte le carte in regola per mettermela al collo. Sfido chiunque a dire il contrario. Sarebbe ipocrita non ammettere che vado a Londra per vincere».

Ti senti un esempio per chi deve afforntare le tue stesse difficoltà?
«È una responsabilità grande affermarlo. Ma mi piacerebbe essere un esempio per chi pensa di non aver più possibilità. La vità è piena di opportunità, sempre. E si può vivere a pieno, superando qualsiasi difficoltà ci si trovi di fronte»

di Francesca Cozzi