Garbagnate, 11 novembre 2010 - Ha l'arte impressa nei cromosomi. Una passione, quella per la scultura e la pittura, che non ha mai trovato tregua. E per coronare questo suo grande amore, dopo un furto in casa che lo aveva sconvolto, ha donato tutta la sua raccolta fondando un museo dove ci sono i più bei nomi dell’arte contemporanea e dell’Ottocento.

Vito Mele, 69 anni, è originario di Presicce, in provincia di Lecce, ma è ormai garbagnatese da più di 50 anni. Qui ha messo su famiglia, si è fatto una storia con le sue sculture, ha organizzato mostre ed iniziative culturali e tutt’ora lavora senza tregua realizzando opere che fanno il giro del mondo.

Ma come è nata di preciso l’idea di fare un museo?
Da sempre ho avuto una profonda passione per le opere dei grandi artisti scaturita, forse, da quella profusa, per anni, nel lavoro che mi ha impegnato in varie aziende specializzate nella produzione di medaglie d’autore e fusioni per artisti. Ho accumulato diverse opere d’arte che tenevo gelosamente custodite nella mia abitazione. Nel 1997, di notte, con tutta la mia famiglia in casa, subii un furto. Fu tale lo spavento che comincia a sognare, prima, e volere poi, l’istituzione di una struttura mussale capace di garantirmi, alle opere una giusta protezione e visibilità, a me e ai miei familiari la necessaria serenità. Così due anni fa nacque il museo “Vito Mele” a Santa Maria di Leuca".
 

Perché in Puglia e non a Garbagnate?
Ho cercato una struttura ampia nella zona, ma è stato impossibile. Nel 1999 recandomi a Santa Maria di Leuca per una visita di cortesia, conobbi il rettore della Basilica, don Giuseppe Stendardo, al quale proposi la donazione della mia collezione di opere. Il parroco si dimostrò subito contento facendomi visitare dei magnifici locali, annessi alla Basilica, dove oggi si può ammirare buona parte della storia dell’arte contemporanea.

Quante sono le opere?
Sono circa 150. In buona parte sono sculture. Ci sono opere di Vincenzo Vela, Giuseppe Grandi, Gateano Martinez, Luciano Minguzzi, Kengiro Azuma, Giò Pomodoro, Ibrahim Kodra, Ernesto Treccani. Solo per nominarne alcuni. Ma tutti sono importanti ed hanno segnato la storia dell’arte negli ultimi due secoli.

A Garbagnate, la sua città, cosa è rimasto?
Qui ho avuto tutto ed ho ancora tante soddisfazioni, A Garbagnate c’è tutta la mia vita. Di recente l’Amministrazione comunale mi ha dedicato una grande mostra antologica in Corte Valenti che ha avuto un grande successo. Nella cappella di San Luigi, in parrocchia ho realizzato il tabernacolo ed un candelabro che sono stati bendetti dal cardinal Tettamanzi. A Tradate in villa Truffino è in corso la mia personale "Fra simbolo e natura".

Programmi per il futuro?
Nella mia testa me ne frullano tanti. Per me importante è lavorare, creare, trovare sempre forme nuove, esprimermi plasmando metalli, legno e pietre. La mia è una ricerca continua, frenetica, quasi spasmodica perché la forma è poesia ed arte.