Giallo di Baranzate, trovato morto sotto traliccio: un anno senza colpevoli né risposte

L’indagine sull’omicidio di Stefano Marinoni sembra a un vicolo cieco

Stefano Marinoni

Stefano Marinoni

Baranzate (Milano), 7 luglio 2020 - Quando il 4 luglio dello scorso anno, nel tardo pomeriggio usci di casa disse alla mamma che sarebbe rientrato per cena. Le cose andarono diversamente: dopo otto giorni di ricerche, Stefano Marinoni, 22 anni di Baranzate, venne trovato morto sotto un traliccio in un’area verde tra Arese e Rho. L’ipotesi iniziale del suicidio o di una caduta dal traliccio non fu confermata dai primi esami sul corpo e neppure da quelli successivi. Era il 12 luglio 2019. A quasi un anno di distanza la morte del giovane baranzatese è avvolta ancora nel mistero. La frattura allo sterno compatibile con un colpo, altre "ferite da arma da taglio", secondo i carabinieri della Compagnia di Rho e del Nucleo Investigativo di Milano potevano essere state causate da un corpo contundente, come una pietra. Il pm Mauro Clerici aveva aperto un fascicolo per omicidio contro persone ignote.

Ma in questi dodici mesi le indagini non hanno ancora consentito agli inquirenti di dare un nome all’assassino di Stefano e neppure è stata ritrovata l’arma del delitto. Poco distante dall’area in cui fu rinvenuto il corpo era parcheggiata la Smart al cui interno i carabinieri hanno trovato il telefono del ragazzo. Le chiavi dell’auto invece erano nella tasca dei pantaloni di Stefano. Dati del telefono, sms, foto e contatti nella rubrica sono stati controllati più volte. Al vaglio anche le immagini registrate dalle telecamere situate su un ipotetico tragitto che Stefano potrebbe aver percorso in auto per raggiungere il luogo dove è stato ritrovato il 22enne. Sono stati ascoltati famigliari, amici e conoscenti. Ma l’inchiesta è ancora aperta. Anche i genitori che non avevano mai creduto all’ipotesi del suicidio attendono nel silenzio che qualcuno dica loro chi ha ucciso Stefano e il movente dell’omicidio. In questi mesi la famiglia non ha mai voluto rilasciare interviste, pochi i commenti e tanta la fiducia nella magistratura. All’immenso dolore per la morte del figlio si è aggiunta la rabbia per risposte che ancora non arrivano.