Senago, battaglia fino all’ultima carta contro le vasche del Seveso

La città è rimasta sola contro tutti ma non s'arrende. Chiuso il dibattimento, è attesa la decisione del tribunale di GIULIO DOTTO

Ai contrari non è mancata la fantasia

Ai contrari non è mancata la fantasia

Senago (Milano), 13 febbraio 2016 - Protestedenunce, ricorsi e controricorsi. E dopo anni di polemiche, si è chiusa la fase dibattimentale sulle vasche di laminazione del fiume Seveso. Ora si attende la decisione del Tribunale Superiore delle Acque che dovrà dire la parola definitiva su queste tanto contestate opere. Le possibilità che siano evitate sembrano poche, anzi forse nulle, ma l’amministrazione comunale di Senago, rimasta sola contro tutti, ha voluto giocare fino all’ultima carta. Per tutti è una guerra persa dopo tante battaglie, ma come si dice, la speranza è sempre l’ultima a morire.

I ricorsi presentati in tribunale dai legali incaricati dal Comune sono contro Regione Lombardia, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, il comune di Milano, la Città metropolitana, il Parco lombardo della valle del Ticino, il Parco regionale delle Groane, quello Agricolo Sud Milano, il comune di Bollate e l’Autorità di bacino del fiume Po. Tredici sono le motivazioni secondo le quali, a Senago, non dovrebbero essere costruite le vasche. "Il progetto interessa 17 ettari in un’area agricola del parco Groane a ridosso del centro abitato: a 75 metri da un edificio artigianale, a 20 da uno residenziale, a 85 da un bar ristorante, a 160 da un supermercato, a 115 metri da Cascina Traversagna (133 abitanti) e da un vicino insediamento residenziale di 1.427 abitanti", scrivono gli avvocati del Comune.

Tra le motivazioni tecniche del no si dice anche che "le vasche non saranno utili a risolvere i gravi problemi di allagamenti nei quartieri Nord di Milano". A questo vanno aggiunti l’innalzamento della falda acquifera e problemi di inquinamento e gravi conseguenze sull’ambiente. Ora si attende il verdetto definitivo del tribunale.