Lainate, cerca se stesso in Nepal: si scopre imprenditore

Dario Padovan, 40enne lainatese, oggi produce cashmere per grandi case di moda che sfilano sulle passerelle di mezza Europa

Dario Padovan, re del cashmere

Dario Padovan, re del cashmere

Lainate (Milano), 3 novembre 2019 - Dario Padovan, 40 anni, lainatese, era partito cinque anni fa per il Nepal, per ritrovare se stesso e si è scoperto imprenditore. Oggi produce cashmere per grandi case di moda che sfilano sulle passerelle di mezza Europa. «Change your life», con questo mantra in testa «alla ricerca dei chakra», era partito da Lainate nell’estate del 2004. «Senza pensarci troppo. In pochi giorni avevo comprato il biglietto aereo, fatto le vaccinazioni e preso il volo per Kathmandu, ero alla ricerca di nuovi stimoli e di una mia precisa identità» racconta Dario. «Fu amore a prima vista», ed è così che per anni, tra un lavoro e l’altro fa avanti e indietro: passa alcuni mesi in Italia, altri in Nepal; scrive, pubblica un romanzo e fa volontariato in un orfanotrofio, ma la sua strada non è ancora tracciata. «Ero consapevole che non avrei potuto guadagnarmi da vivere con la sola scrittura, tuttavia non avevo le idee chiare su quello che mi sarebbe piaciuto fare. Ero solo certo di quello che non mi soddisfaceva» racconta l’interessato.

La svolta arriva nel 2011. Si trasferisce a Kathmandu, dove frequenta con assiduità lo showroom di un caro amico, Pashmina di Bishu che produce e vende principalmente sciarpe e scialli economici e a margine tiene una piccola ma preziosa collezione in puro cashmere per i turisti più facoltosi. Dario da una mano all’amico, si interessa, apprende quel che può. Quello stesso autunno torna a Milano con un campione di scialli di Bishu, ed è un successo nelle boutique. La collaborazione fra i due amici prende forma. «Non conoscevo nulla di quel mondo, ho dovuto studiare - dice Dario - ma il mestiere vero l’ho imparato sul campo. Cosa mi ha aiutato in questa avventura? La mia passione per la moda, il fatto di essere nato a pochi passi da Milano, di essere italiano». All’inizio i due amici producono e esportano per rifornire principalmente negozi e boutique, poi il salto.

«Nel 2015, con Bishu e Damodar, suo fratello minore, fondiamo la “Cashmere Culture”, iniziamo a esportare collezioni, disegnate prevalentemente da me, con il nostro marchio. Contattiamo alcune aziende che distribuiscono a Milano e cominciamo a produrre per loro e poi per alcune grandi firme - spiega Padovan -. Le maggiori difficoltà le abbiamo incontrate per trovare il personale giusto, produrre per l’Europa è difficile, bisogna soddisfare standard di qualità altissimi». Da qui nasce l’idea di avviare una scuola, per formare operai specializzati e coinvolgere le famiglie del luogo. «In tutto, tra uomini e donne, siamo in 35 in azienda, io sono l’unico straniero. Gli uomini lavorano sui telai, fanno la stiratura, mentre le donne si occupano della tintura, del lavaggio, del controllo dell’etichettatura e del packaging. Non è una scuola vera e propria, ma questo potrebbe essere il prossimo passo» afferma Dario. Sempre nel 2015 per la Cashmere Culture inizia la collaborazione con Nicolai un imprenditore danese e quest’anno hanno inaugurato il primo showroom con il loro marchio ad Aarhus, in Danimarca.

La factor y «Cashmere Culture» si trova nella periferia nord-est di Kathmandu, vicino al monastero di Kopan. Producono con una decina di telai a mano, due esclusivi telai jacquard e alcune macchine per la lavorazione a maglia. Gli attrezzi , il telaio, i fusi, tutto ha un sapore antico, millenario. «Al centro del progetto - spiega l’imprenditore- c’è il forte, genuino desiderio di combinare tradizione e innovazione, antiche tecniche artigianali e nuovi processi produttivi, per conservare con cura e sviluppare ciò che è stato saggiamente appreso, il tutto sostenendo con decisione e chiarezza l’idea di produrre senza inquinare». La collezione di tessuti è prodotta con telai a mano nella Valle di Kathmandu, mentre quella di maglieria è fatta con la stessa cura in Inner Mongolia. La mia filosofia? «Mi piace credere nel Karma - conclude Padovan - a metà tra destino e azioni».