Rho, l'allarme: "Terapia intensiva neonatale sarà declassata"

Reparto salvo? I genitori puntano il dito: "I piccoli che necessitano di ventilazione andranno altrove"

Il recente presidio a difesa del reparto

Il recente presidio a difesa del reparto

Rho (Milano), 30 ottobre 2019 - "È vero che la Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale di Rho non chiude, ma viene declassata e non potrà più curare i neonati sotto un chilo e mezzo di peso, pur avendo professionalità e apparecchiature". In altre parole: Regione Lombardia non chiude il reparto, una delle eccellenze dell’Asst Rhodense, ma lo “retrocede” da intensivo a subintensivo. A dirlo è l’associazione “Girhotondo”, un gruppo di mamme e papà di bambini prematuri, nati e curati nel reparto ospedaliero rhodense.

In una lettera i genitori spiegano perché non c’è motivo di esultare, almeno non ancora. "La Terapia intensiva neonatale da anni è una vera eccellenza nella gestione e crescita dei prematuri più gravi, declassare, pur mantenendola esistente, a reparto di terapia sub intensiva, escludendo la ventilazione con intubazione dei bambini, di qualsiasi età e peso, escludendo la possibilità di trattare il neonato in ipotermia, escludendone la gestione del trasporto, equivale ad escludere qualsiasi attività di Tin e quindi ad una chiusura lenta ed inesorabile del reparto", scrivono, sottolineando le criticità dell’eventuale “declassamento”. Secondo quanto specificato da Regione Lombardia in merito al reparto, anche le mamme con patologie della gravidanza prima della 32esima settimana non potranno essere curate all’ospedale di Rho ma verranno trasferite in ospedali con un reparto di Terapia Intensiva Neonatale di Milano o Varese. Anche in caso di parto d’urgenza le mamme resteranno a Rho dove verranno curate mentre i neonati saranno trasferiti subito in centri con Tin, dove riceveranno tutte le cure, ma con il rischio - questo l’allarme dei genitori - del trasporto d’urgenza di neonati già in condizioni critiche e lontano dalle proprie mamme.

"Questo significa che anche il reparto di ginecologia ed ostetricia subirà una riduzione di mamme con gravidanze patologiche, che verranno inviate in altri centri con assistenza completa di madre e figlio e di conseguenza i familiari dovranno affrontare tragitti lunghi per mesi - spiega ancora l’associazione Girhotondo -. Quindi la notizia che ha fatto esultare le diecimila persone che hanno firmato la petizione contro la chiusura della Tin dell’ospedale di Rho è decisamente incompleta e fuorviante e ci sembra corretto spiegare alla cittadinanza cosa succederà davvero visto che confida nel mantenimento di questo reparto".

Sono in molti quanti dicono di "aver capito" quello che accadrà al reparto. Qualcuno tra i più critici lo ha ribattezzato "il grande imbroglio", cioè un modo differente di arrivare comunque alla chiusura. Per queste ragioni molti continuano la mobilitazione in difesa di un "fiore all’occhiello" della sanità lombarda.  Per esempio sabato scorso, in occasione della festa per i novant’anni dell’ospedale rhodense, c’è stato un presidio di protesta pacifico di cittadini, mamme e bambini, con cuscini e bambole tra le mani per dire le la Terapia Intensiva Neonatale di Rho non deve cambiare. "Se davvero la Regione vuole rispettare i diecimila cittadini che hanno firmato la petizione lasci che il reparto continui a lavorare come ha sempre fatto", l’appello che è stato fatto circolare.