Promoter uccisa, le mille versioni del killer: attesa per il verdetto dei test dei Ris

Il 65enne reo confesso, interrogato in procura a Busto Arsizio, riferisce i dettagli del delitto

Vito Clericò

Vito Clericò

Garbagnate Milanese, 20 dicembre 2017 - La scienza, oggi, potrebbe mettere una parola quasi definitiva sulla vicenda del delitto della promoter Marilena Re e alle innumerevoli variazioni sul tema raccontate dal presunto killer, l’ex vicino di casa della donna Vito Clericò. Sono attesi per la giornata odierna, infatti, gli esiti dei test effettuati dai Ris di Parma su due macchie di sangue rinvenute nell’auto del 65enne e per terra, tra il box e un seminterrato della sua villetta. Ieri il magazziniere in pensione ha raccontato la sua nona versione dei fatti. Al pm Rosaria Stagnaro Clericò, accusato dell’omicidio della 58enne di Castellanza scomparsa lo scorso 30 luglio e ritrovata cadavere nell’orto dell’amico, ha detto di aver ucciso non per soldi come sospetta la procura di Busto Arsizio (Clericò e la moglie Alba De Rosa, per gli inquirenti, hanno speso 80mila euro dati loro in prestito dalla vittima) ma dopo «aver sognato che Marilena voleva soffocarlo». 

Questo l’ultimo racconto del presunto assassino, stando a quanto riportato dagli avvocati Daniela D’Emilio e Francio Rovetto: la mattina del 30 luglio scorso Clericò, dopo aver sognato le minacce della promoter - «un sogno frutto di una mente affetta da patologie e sotto stress per la pressione di dover restituire il denaro», hanno detto i suoi legali - avrebbe raggiunto in auto la casa della donna e le avrebbe telefonate. Poi l’avrebbe convinta a salire a bordo. Da lì l’avrebbe portata nel suo orto, in via Volta a Garbagnate Milanese. Mentre i due discorrevano Marilena sarebbe inciampata, cadendo a terra. A quel punto, colto da un “raptus imprevedibile”, il 65enne avrebbe impugnato un tubo d’acciaio e colpito alla nuca più volte l’ex vicina di casa. Poi l’avrebbe smembrata con un falcetto utilizzato per tagliare canne di bambù. Durante questa operazione, «per sbaglio», avrebbe finito per decapitarla.

Per l’accusa, però, le cose potrebbero essere andate diversamente. Ai racconti forniti da Clericò tra le lacrime, il pm avrebbe ribattuto con domande sulle due macchie di sangue oggetto di esami dei Ris di Parma, trovate dai cani molecolari nel baule della sua auto e tra il box e un locale seminterrato della sua villetta. Questo perché gli inquirenti valutano l’ipotesi che Clericò abbia ucciso Marilena nella casa della donna a Castellanza per poi caricarla in auto e guidare fino alla sua villetta di Garbagnate. Qui, trascinato il corpo in un locale di fronte al box, da lui usato “per fare lavoretti vari”, l’avrebbe fatta a pezzi per poi seppellire il corpo nel suo orto e gettare il cranio in un campo sempre a Garbagnate. C’è anche un’altra pista: Marilena potrebbe essere stata assassinata nell’abitazione di Clericò a Garbagnate, fatta a pezzi e seppellita successivamente. Se questo dovesse essere il copione andato in scena, potrebbe cambiare la posizione di Alba De Rosa, la moglie dell’ex magazziniere, oggi indagata “solo” con l’accusa di sequestro di persona. La donna, infatti, ha sempre dichiarato di essere rimasta in casa il 30 luglio e di non essersi accorta dell’uscita del marito.