Omicidio Marilena Re, la versione di Clericò: "Il coltello ritrovato non è mio"

La grossa lama è spuntata vicino all’orto degli orrori

Forze dell’ordine ed esperti continuano a scavare nell'orto

Forze dell’ordine ed esperti continuano a scavare nell'orto

Garbagnate Milanese (Milano), 28 settembre 2017 - "Il coltello non è mio, ho usato uno degli attrezzi da lavoro che avevo nell’orto, una specie di ascia". Vito Clericò, il 65enne di Garbagnate Milanese reo confesso dell’omicidio di Marilena Rosa Re, 58 anni, di Castellanza, informato ieri pomeriggio del ritrovamento di un grosso coltello, smentisce l’ipotesi che quella sia l’arma del delitto. È stato il suo legale, l’avvocato Daniela D’Emilio, a informare il killer di quello che martedì gli inquirenti hanno rivenuto e sequestrato nell’orto di via Volta e nella sua villa. "Ha confermato che la bicicletta che è stata sequestra nella sua abitazione è quella che ha usato per raggiungere l’area boschiva dove è andato a buttare la testa di Marilena la mattina dopo averla uccisa", spiega l’avvocato. Il pensionato, ex vicino di casa della vittima, ha aggiunto altri particolari, seppure confusi e in parte in contraddizione con le versioni inverosimili fornite nei giorni scorsi.

Secondo quanto riferito nell’ultimo colloquio con il suo legale nel carcere di Busto Arsizio, il giorno del delitto Clericò dopo aver seppellito la donna nell’orto avrebbe messo la testa in sacchetto dell’immondizia che poi ha gettato in un cassonetto della plastica nelle vicinanze dell’orto. Preoccupato del fatto che qualcuno potesse trovarla, all’alba del giorno dopo si è recato al cassonetto e ha estratto il sacchetto per poi buttarlo nel campo che si trova a 800 metri dalla sua villa di via Livorno. "Il mio assistito ha fornito una nuova versione dei fatti e ha chiesto di essere ascoltato dal magistrato per raccontare i dettagli, nelle prossime ore presenterò l’istanza", conclude il suo legale. Intanto gli esperti forensi dell’istituto Labanof di Milano sono tornati ieri mattina nell’orto di Clericò. Dopo aver demolito con un escavatore e una motosega alcuni manufatti e tagliato arbusti e sterpaglie, ieri mattina è iniziato il lavoro di ricerca di alcuni oggetti appartenuti alla vittima, i vestiti, la borsetta e il cellulare. Si tratta di elementi utili alle indagini perché potrebbero essere contaminati con il Dna di Clericò o eventualmente di altri soggetti, sicuramente potrebbero chiarire meglio il movente dell’atroce omicidio.

Per ora resta quello economico, cioè i 90.000 euro che il killer doveva restituire a Marilena Re, ma che non aveva più. Un pezzo alla volta gli inquirenti stanno ricostruendo cosa è avvenuto nell’orto degli orrori e nelle ore successive, in attesa di conoscere i risultati dei rilievi effettuati dai Ris di Parma. È invece fissato per venerdì 29 settembre alla Procura di Busto Arsizio l’interrogatorio della moglie, Alba De Rosa, indagata per sequestro di persona: "Si è sempre dichiarata estranea ai fatti e ha ribadito di aver appreso quanto ha fatto il marito solo in caserma - conclude l’avvocato D’Emilio -. Clericò non le avrebbe mai confidato nulla".