Omicidio Marilena Re, Ris al lavoro nelle abitazioni di killer e vittima

Rilievi per cercare tracce ematiche, segni di colluttazione o frammenti di Dna

Rilievi del Ris nell'abitazione di Vito Clericò (Spf)

Rilievi del Ris nell'abitazione di Vito Clericò (Spf)

Garbagnate Milanese, 21 settembre 2017 - ​Tracce ematiche, segni di colluttazione, frammenti di Dna. È ciò di cui sono a caccia gli investigatori di Busto Arsizio e Varese, coadiuvati dal prezioso apporto dei carabinieri dei Ris di Parma, nell’abitazione e nell’orto di Vito Clericò, a Garbagnate Milanese, il 65 enne reo confesso dell’omicidio di Marilena Rosa Re, 58 anni, che nel suo ultimo interrogatorio ha confessato il delitto e reso noto un particolare macabro e sconcertante: aver gettato la testa decapitata della donna in un cassonetto dell’immondizia.

Tute bianche, sofisticata apparecchiatura, gli esperti della scientifica hanno lavorato per tutta la mattinata di ieri a Garbagnate, seguendo la pista delle briciole di indizi che qualsiasi killer lascia senza saperlo. Prima tappa la casa di Vito Clericò, in via Livorno 9, due numeri più avanti della vecchia residenza della vittima, che ha vissuto al civico 7 con la famiglia fino a due anni fa. Nel garage dell’abitazione, allo stesso livello della taverna dove i carabinieri avevano sequestrato i jeans di Clericò su cui è stato trovato il dna di Marilena, sono emerse tracce ematiche. «È sangue del cane che si gratta, ha le piaghe», sostiene il reo confesso, ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro, e comprendere se la 58enne sia stata veramente uccisa nell’orto o se invece Clericò non abbia mentito nuovamente, seppur ammettendo il delitto, su modalità e luogo. I carabinieri dei Ris sono tornati anche nell’orto “degli orrori”, dove dieci giorni fa il 65enne aveva indicato il punto in cui era stata sepolta Marilena. I carabinieri della scientifica hanno lavorato per cercare altre tracce, sangue o dna, che possano effettivamente confermare le dichiarazioni di Clericò, il quale ha dichiarato di aver ucciso l’amica utilizzando gli arnesi che aveva nell’orto, di averla poi decapitata e aver gettato la testa nel cassonetto dei rifiuti, poggiando vicino gli attrezzi usati per l’assassinio. Fondamentale alle indagini è anche stabilire se Marilena abbia lasciato la sua abitazione volontariamente o se sia stata costretta.

Gli accertamenti investigativi, nel pomeriggio, si sono spostati a casa della promoter, dove è stata vista viva per l’ultima volta. Fuori dalla villetta, in attesa della fine dei rilievi, sono arrivati il marito Carlo e la figlia Eleonora. Entrambi chiusi nel loro silenzioso dolore, i capelli biondi e gli occhi nascosti dagli occhiali da sole lei, il volto segnato dalla tragedia lui. I risultati di tutti gli accertamenti saranno disponibili non prima di qualche giorno, così come ce ne vorranno diversi prima che gli esperti del Labanof e il medico legale, concludano quelli sulla salma della donna, per poi poterla restituire ai familiari per i funerali.