Il sindaco di Garbagnate? Dalle prostitute: "Lasciate la strada"

Davide Barletta va in prima persona a cercare di allontanarle. E la missione crea scompiglio in città

Davide Barletta ha scatenato un pandemonio con l’iniziativa di schierarsi sulla strada a tu per tu con le lucciole

Davide Barletta ha scatenato un pandemonio con l’iniziativa di schierarsi sulla strada a tu per tu con le lucciole

Garbagnate Milanese (MIlano), 20 ottobre 2018 - Davide Barletta, primo cittadino leghista di Garbagnate, e la sua sfida alla prostituzione lungo le strade. I garbagnatesi scandalizzati, increduli, in più occasioni lo hanno visto fermarsi davanti a una lucciola appostata ai bordi della città. Il fatto ha scatenato un pandemonio. «Se tutti i sindaci d’Italia facessero come me, non avremmo più signorine in vendita sotto le nostre case», risponde lui, che la sua tecnica per allontanare le lucciole vorrebbe diventasse metodo e la settimana prossima per la Festa della Lega in città attende Salvini. Il sindaco va a prostitute? Una leggenda metropolitana? «Ho dovuto spiegare a molti che cosa faccio».

E cosa fa? «Ho emesso un’ordinanza contro il fenomeno della prostituzione, faccio in modo che venga rispettata e cerco di dare risposte alle famiglie stanche del degrado che la presenza di queste persone comporta. Più e più volte mi sono recato in prima persona sulla strada per allontanare le ragazze». Cosa dice loro? «Mi presento: “Sono il sindaco di Garbagnate Milanese”, poi chiedo perché lo fanno, spiego loro che se ne devono andare e poi chiamo le forze dell’ordine». Funziona? «Ho iniziato a luglio, sono tornato la scorsa settimana. Da giorni se ne sono andate, una di loro non voleva desistere. Ho fatto un po’ di fatica. All’inizio ero solo, ora devo ringraziare i carabinieri che mi hanno supportato. Si posizionavano in due sulla Varesina, una poco più avanti e un’altra due rotonde più in la. Sono stato eletto anche per questo: riportare il decoro a Garbagnate, avere all’entrata della città delle prostitute non è accettabile». Chi sono? «Quasi tutte romene dai 18 ai 30 anni, penso che non siano del racket ma che si tratti di donne che hanno scelto la via del guadagno facile. Dico questo perché ho chiesto loro se avessero bisogno di aiuto, perché hanno scelto di fare la vita. Cosa mi hanno risposto? “Stiamo bene così”. Credo che rendere difficile restare sulla strada potrebbe anche indurle a non prostituirsi più. Ci riusciremo?».

Si sono spostate di 200 metri più in là, nel Comune vicino… «Duecento metri possono diventare 400 e poi 800 e poi magari si stancheranno di essere cacciate e smetteranno di fare quello che fanno». Tutto questo c’entra con il suo passato da insegnante di religione? «Conta il fatto di essere una persona che crede come credo io, e questo sicuramente dà una motivazione in più nell’agire». Un modello da seguire? «Se tutti i sindaci d’Italia affrontassero di petto tutte le situazioni mettendosi anche in discussione, in campo in prima persona, molte cose potrebbero essere risolte». Ha ricevuto minacce? «Tante maledizioni e parolacce. La cosa più triste è stato vedere chi sono i clienti: gente normalissima, tanti con la vera al dito. A molti di loro l’ho anche gridato: “Non tornate più, la pacchia è finita”».