Fase 2, viaggio tra i negozianti di Rho: "Riapriamo, sappiamo solamente questo"

In centro alla vigilia del tanto atteso lunedì preparativi e incognite. Negozianti e ristoratori devono improvvisare

Le vetrine del centro di Rho in fase di allestimento

Le vetrine del centro di Rho in fase di allestimento

Rho (Milano), 17 maggio 2020 - In piazza San Vittore c’è fila davanti al fruttivendolo, alla torrefazione, dove da alcuni giorni è possibile prendere il caffè da asporto e in farmacia. Poco distante, in via Madonna e via Matteotti, nei negozi di abbigliamento si sanificano locali e puliscono le vetrine. A parte ingressi contingentati e distanze, non è chiaro come si potrà vendere, "devono dirci se i vestiti si possono provare e se dobbiamo sanificare ogni volta il capo d’abbigliamento", commenta una negoziante.

I bar che hanno riaperto si sono arrangiati, "non c’erano linee guida precise su come sistemare il locale", commenta un barista. E così qualcuno ha allestito un tavolino all’ingresso del locale e serve i clienti davanti alla vetrina, altri consentono di arrivare fino al bancone, ma hanno messo delle sedie per mantenere le distanze, altri hanno sperimentato il delivery anche per la colazione. Tutti hanno flaconi con liquido per igienizzare le mani a disposizione per i clienti.

Incertezza, rabbia e tante preoccupazioni, nel centro cittadino di Rho dove molti esercizi commerciali si preparano a rialzare la saracinesca dopo due mesi di chiusura. "I nostri politici che stanno al Governo parlano, fanno Decreti ma si sono dimenticati di dirci come potremo riaprire lunedì - commenta Sergio Folino, titolare del ristorante pizzeria Visconti - il mio ristorante ha 210 coperti, adesso secondo i nuovi protocolli del Governo, con i distanziamenti tra un tavolo e l’altro, potrò arrivare a un massimo di 45-50 posti. Ma come faccio a tenere aperto con questi numeri? Come farò a pagare lo stipendio alle 15 persone che lavorano per me? E pagare le bollette? Sono obbligato a mettere pannelli di plexiglass o basta distanziare i tavoli? Manca solo un giorno alla riapertura e senza indicazioni concrete non so cosa fare. Non ho neppure chiamato i fornitori in attesa di capire qualcosa".

Il ristoratore punta il dito contro il Governo e Regione, ma pensa anche ai suoi dipendenti che da due mesi sono in cassa integrazione e non hanno ancora ricevuto niente, "ho deciso che nel mese di giugno anticiperò la quattordicesima, ma poi i soldi sono finiti". Sotto i portici di via Meda in un negozio di parrucchiera c’è la stessa incertezza, "siamo qui, ma non abbiamo ancora definito quando riapriremo, attendiamo di sapere come dovrà essere organizzato il locale".

Nella chiesa San Vittore ci si prepara alla ripresa, "siamo pronti per tornare a celebrare le Messe alla presenza di fedeli ma per fare questo abbiamo bisogno di volontari che ci diano una mano per far rispettare le normative a coloro che si recheranno in chiesa - commenta don Gianluigi Frova - la prima Messa sarà celebrata lunedì mattina alle 8 e stiamo appendendo cartelli con le indicazioni da seguire".