Coronavirus, il volontario di Senago: "Il calore della gente ci fa andare avanti"

Alessandro Bernocchi coordina gli equipaggi della Misericordia di Arese in forza a Bergamo: "Com’è difficile rassicurare i malati"

Alessandro Bernocchi ha 32 anni

Alessandro Bernocchi ha 32 anni

Senago (Milano), 23 marzo 2020 -   La cosa più difficile? "Rassicurare le persone e spiegare loro che se le condizioni non sono gravi è meglio restare a casa che andare in ospedale". La più gratificante? "La riconoscenza corale dell’intera comunità". Alessandro Bernocchi vive a Senago, ha 32 anni e da undici è volontario della Misericordia di Arese ma da due settimane, dal lunedì al venerdì, è in servizio al 118 di Bergamo, una delle zone più colpite dall’emergenza sanitaria Covid -19 della Lombardia. La Misericordia è presente con 2 ambulanze e 4 volontari al giorno che turnano. Alessandro è l’unico impegnato tutti i giorni e coordina gli equipaggi.

In che cosa consiste il vostro lavoro? "Tutte le mattine partiamo da Arese e andiamo a Bergamo con l’ambulanza. Per 12 ore siamo a disposizione del 118 di Bergamo e quindi interveniamo nelle abitazioni dei cittadini che chiamano la Croce Rossa con sintomi da Coronavirus, anche se la diagnosi definitiva spetta all’ospedale. In moltissimi casi, dopo un consulto con medici e infermieri della centrale operativa, dobbiamo dire al paziente e ai suoi familiari che non ci sono i presupposti per il trasporto in ospedale, devono stare a casa".

Non ha paura del contagio? "Faccio il volontario da anni e sono stato anche dipendente di Cabiate Soccorso, sono abituato ad affrontare le emergenze. Certo quella attuale sicuramente è più impegnativa. Indossiamo sempre i guanti, a questi si sono aggiunti la mascherina, le tute protettive e gli occhialini che dopo ogni intervento vengono lavate e disinfettate".

A fine turno il rientro in famiglia? "Vivo ancora con i miei genitori che ora sono a casa dal lavoro e mi sono fatto qualche scrupolo per loro. Così ora sono ospite di un’altra persona che fa il servizio in ambulanza come me: condividiamo questo rischio".

Da un punto di vista psicologico, come sta? "In genere sono un ottimista e affronto anche questa emergenza cercando di essere positivo. Spero però che tutti abbiano capito quanto è seria la questione e che è necessario restare a casa. La tante persone in giro ci preoccupano molto".

Cosa vi da la forza di andare avanti? "Sono tantissimi a ringraziarci, non solo chi soccorriamo. L’altro giorno alcune auto si sono fermate per applaudirci. E vedere i cartelli appesi fuori dalle case ci fa capire che non siamo da soli".