Cornaredo, l'automobilista confessa: "La morte di Rocco? Guidavo io"

Il tragico incidente sulla Sp 130. Il giovane disse ai carabinieri che era l'amico senza patente a trovarsi al volante

La vettura distrutta dopo l'incidente

La vettura distrutta dopo l'incidente

Cornaredo (Milano), 22 marzo 2019 - "Ero io alla guida della macchina, ho mentito perché avevo paura". È la confessione del 28enne di Baranzate rimasto ferito, la notte di domenica 10, nell’incidente stradale a Cornaredo nel quale ha perso la vita Rocco Amato, 29 anni, di Baranzate. L’incidente mortale era successo alle 4.50 sulla Sp 130, in via San Gottardo, al confine con Rho. I due stavano rientrando da una serata trascorsa con amici, quando all’altezza di una rotatoria, per cause ancora in corso di accertamento, la loro auto è uscita di strada ribaltandosi e facendo sbalzare fuori dall’abitacolo entrambi i giovani. Per Rocco Amato non c’è stato niente da fare, è morto sul colpo a causa dei traumi e delle lesioni riportate. Il 28enne invece aveva riportato ferite non gravi: ricoverato all’ospedale Niguarda di Milano, era stato dimesso dopo qualche giorno. I carabinieri della Compagnia di Rho intervenuti sul luogo dell’incidente lo avevano ascoltato e lui aveva raccontato che alla guida della macchina cabriolet c’era Amato, pur non avendo mai conseguito la patente. In base ai rilievi fatti, alla testimonianza dei soccorritori e a quella del giovane rimasto ferito, gli inquirenti avevano ricostruito l’incidente.

Nei giorni successivi però il 28enne ha ritrattato e cambiato versione dei fatti assumendosi tutta la responsabilità di quello che è accaduto. I carabinieri hanno raccolto la nuova testimonianza, informato l’autorità aiudiziaria e denunciato il giovane per omicidio stradale e lo hanno sottoposto a esami tossicologici dei quali attendono gli esiti. Nel frattempo, Maurizio Scicolone, avvocato difensore della famiglia Amato, ha chiesto ulteriori indagini e approfondimenti sulla dinamica dello schianto: "I familiari non hanno mai creduto alla prima versione dei fatti, Rocco non si sarebbe mai messo alla guida della macchina considerato che non aveva la patente - spiega il legale -. Anch’io mi sono subito insospettito dopo aver visto una ferita sulla parte destra della testa di Rocco, che secondo me non era compatibile con l’incidente. Il suo amico ha dichiarato di aver mentito perché era preoccupato delle possibili conseguenze. Poi dopo qualche giorno è crollato e ha ammesso che era lui alla guida della macchina (intestata alla compagna della vittima), anche se non riesce a dare spiegazioni su come sia uscita di strada. La famiglia della vittima si è costituita parte offesa nel procedimento a carico del 28enne". Oltre alla testimonianza dell’amico, ci sarebbero altri elementi che confermerebbero che Rocco Amato non era alla guida della vettura, ma l’avvocato difensore spiega che sono coperti da segreto istruttorio.