Cesate, la mamma del ragazzo ucciso a martellate: "Io voglio perdonare"

Marco Benzi massacrato dalla compagna: "La violenza di genere non è solo femminicidio"

Katia Bertuzzi

Katia Bertuzzi

Cesate (Milano), 18 dicembre 2018 - «La lotta contro la violenza in ogni sua forma è una battaglia di civiltà», ricorda Katia Bertuzzi, mamma di Marco Benzi, ucciso a martellate nel sonno dalla compagna Sabrina Amico l’anno scorso, il 25 novembre, giornata mondiale contro il femminicidio. La donna che ha ucciso Marco a Cogliate nell’abitazione che condividevano insieme ai due figli della donna dovrà passare i prossimi 10 anni in una casa di cura psichiatrica. La perizia aveva dichiarato la 37enne completamente incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio, messo in atto perché sospettava che il convivente abusasse sessualmente dei suoi figli e tenesse comportamenti inadeguati anche con i loro animali domestici. La mamma di Marco oggi pensa al perdono e sogna di realizzare una associazione per aiutare chi soffre.

Katia, quest’anno ha voluto organizzare una fiaccolata nel giornata mondiale contro la violenza alle donne. Perché?

 «Per dire no alla violenza, per ricordare che Marco è stato ucciso proprio quel giorno, per ridare a mio figlio la dignità che gli è stata tolta. Anche se chi lo conosceva sapeva che Marco amava i bambini, era un allenatore della San Francesco Calcio di Cesate». 

Oggi lei pensa di dar vita ad un’associazione? 

«Ho questa idea. Non so come si faccia, ma l’ho nel cuore. Per ora sono da sola, ma voglio fare questa battaglia per dire che la violenza non è solo femminicidio. Mio figlio è stato preso a martellate da una donna, la sua compagna, e poi dato che era ancora vivo lo ha strangolato. La sofferenza che sto provando è atroce. Ogni mattina quando mi sveglio penso a questo e affrontare la giornata è sempre più dura».

La sentenza del Tribunale di Monza riconosce l’infermità mentale di Sabrina Amico che non sconterà la prigione...

 «Ovunque è stato scritto che Sabrina è stata assolta, e questo mi ha ferito, non è vero. Lo voglio gridare ad alta voce: non è stata assolta, ha ucciso mio figlio, è stata riconosciuta insana di mente e non in grado di sostenere un processo, ma la sua colpevolezza è innegabile». L’ha perdonata? «Il mio cammino è quello del perdono, perché il perdono guarisce me e guarisce lei. Io vorrei arrivare a perdonarla, non è facile, è un cammino di fede. Lei chieda perdono al Signore».

Una fiaccolata anche l’anno prossimo? 

«Vorrei rifarla, una, due, mille contro ogni forma di violenza».