Il sindaco professore: "Anche a Cesate abbiamo ragazzi per bene"

Roberto Vumbaca è solidale con le vittime della movida violenta ma difende i giovani: stanno alle regole, l’episodio non li rappresenta

Il primo cittadino Roberto Vumbaca

Il primo cittadino Roberto Vumbaca

Cesate (Milano), 5 giugno 2020 - «I ragazzi di Cesate? Se potessi li porterei tutti in classe". Roberto Vumbaca, il sindaco-prof di Cesate, dopo la movida finita in lite è solidale con la coppia di residenti presi a calci dopo aver protestato per il baccano. E precisa: "In tempi di quarantena i giovani a Cesate sono stati responsabili, hanno sempre rispettato le regole. L’episodio di sabato sera non li rappresenta".

In duecento senza mascherine e quella discussione finita in lite. "Lavoro con i ragazzi e sento di voler dire loro che quando si arriva a usare la violenza, a essere volgari, a mancare di rispetto agli altri è perché in fondo si manca di rispetto a se stessi. Mentre ciascuno di loro ha talenti da sviluppare".

I residenti lamentano da anni schiamazzi e decibel troppo alti. "La conformazione di piazza della Pace si presta all’aggregazione. Le telecamere ci sono, stiamo implementando l’aspetto della sicurezza sia con una convenzione con l’Associazione nazionale carabinieri, sia con un protocollo d’intesa che renda possibile l’accesso da parte dei carabinieri alle telecamere del Comune. Stiamo inoltre pensando a rendere inaccessibile alle auto una parte della piazza".

Mancano spazi per i giovani? "Il vuoto e il pieno sono concetti dentro di noi. È chiaro che se sei in piazza fino a una certa ora il giorno dopo non hai un’interrogazione, non devi andare a lezione o a lavorare. La nostra politica? La spesa, 650mila euro, fatta dall’amministrazione che mi ha preceduto per lo spazio giovani QueTal è stata fallimentare. Con poco più di quei soldi, riqualifichiamo un quartiere storico a rischio degrado: il Villaggio Ina, nel cuore della città. Fra un progetto e l’altro c’è una visione completamente diversa di comunità".

Patrizia Grassia, la donna colpita da una ragazza con un calcio in pancia, si è rivolta ai genitori dicendo loro di non lasciare i figli allo sbando. "Da insegnante voglio invece rivolgermi alla scuola. Quella scuola a volte selettiva perché dà voti. Io dico questo ai miei studenti: “Non bisogna cercare di essere il numero uno, ma dei numeri primi. Che significa trovare la propria strada partendo da sé, da questa fortuna che si ha di vivere. Vedo molta solitudine in un ragazzo che si comporta con violenza, è molto importante insegnare loro a comprendere il proprio valore: queste cose non accadrebbero. Possiamo reprimere la piazza, ma non risolviamo così il problema".

Prof di religione al Russell di Garbagnate, quei giovani li porterebbe in classe? "Ne avrei molta voglia, ma siamo nel tempo della didattica a distanza. Il bello di una lezione a scuola è quando si incrociano gli sguardi: motivi il timido, affronti il provocatore, scambi emozioni, lavori sulla comunicazione".